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Uomo, produzione, natura
di Manuel Santoro
Nel rapporto tra l’uomo e il resto del mondo naturale emerge la sostanziale differenza tra l’uomo che progetta e la natura, incluso naturalmente il mondo animale, che invece non progetta. L’uomo, quindi, possiede la cosiddetta progettualità, la natura no. Detto questo, tutta la natura è in costante movimento, in costante cambiamento e all’interno della natura tali modificazioni e cambiamenti avvengono in modalità differenti. Il movimento di crescita di una pianta ha un livello di complessità differente rispetto all’animale; così come dell’animale rispetto all’uomo.
L’uomo, in effetti, possiede un livello di complessità superiore poiché progetta, ovvero si pone delle premesse e degli scopi che poi realizza, a differenza della natura. Difatti, la natura, gli esseri viventi che fanno parte della natura, certamente hanno la qualità dell’adattamento ma la gradazione di tale adattamento dipende dalla complessità biologica dell’essere vivente. Più elevata è la complessità biologica dell’essere vivente, più alto è il grado di emancipazione dallo stato passivo e più alto è la possibilità di adattamento. Per esempio, un girasole ha la capacità di percepire la direzione dei raggi solari e la sua crescita segue la direzione di tali raggi, ma tale modalità di sviluppo avviene tramite un adattamento che è molto più passivo rispetto all’adattamento di una specie animale che è libera di muoversi nell’ambiente circostante. Tale adattamento superiore della specie animale rimane però confinato nel campo della spontaneità poiché guidata da una costante costrizione nel ricercare i modi per la propria sopravvivenza e la riproduzione della specie. Anche l’uomo si adatta ma il suo adattamento, invece, è cosciente, di una coscienza di ordine superiore agli altri animali.
L’uomo possiede progettualità e per avviare una progettualità vi è necessità di un bisogno, affinché la produzione, e quindi ciò che viene prodotto, sia anche consumo, il prodotto sia consumato. Il bisogno nasce dalla necessità di qualcosa, nasce da una carenza, da una penuria. Questa carenza che crea un bisogno si tramuta in desiderio che attiva il processo progettuale da parte dell’uomo, nella testa dell’uomo, che gradualmente viene materializzato con la produzione. Siccome vi è un bisogno da soddisfare, l’uomo pianifica, progetta il percorso per arrivare allo scopo che è la soddisfazione del bisogno tramite la produzione. Scrive difatti Marx nel Capitale che “un ragno compie operazioni simili a quelle del tessitore; un’ape fa arrossire molti architetti umani con la costruzione delle sue celle di cera. Ma ciò che, fin dapprincipio, distingue il peggiore architetto dalla migliore ape è il fatto di aver costruito la cella nella propria testa prima di costruirla in cera.” Il percorso che arriva al consumo, inteso negli elementi sopra riportati e generali nasce, in definitiva, da una necessità e tramite l’atto del lavoro, tramite la produzione, abbiamo il prodotto del lavoro, il lavoro oggettivato. Scrive Marx che “al termine del processo lavorativo, si ha un risultato che era già presente all’inizio nella mente del lavoratore; che, quindi, esisteva già come idea. Non è che egli si limiti a produrre un cambiamento di forma nel dato naturale; realizza in esso, nel medesimo tempo, il proprio scopo, uno scopo ch’egli conosce.”
Sia il lavoro stesso che gli strumenti che lo facilitano sono elementi e oggetti presenti in natura per il beneficio dell’uomo e delle sue attività, che l’uomo usa coscientemente per il proprio beneficio. A seconda del grado di sviluppo delle forze produttive, l’uomo modifica, piega la natura per i propri benefici. Il lavoro è la chiave per comprendere la realtà dell’adattamento attivo umano, perché è con esso che trasforma attivamente il suo ambiente per garantirsi la sopravvivenza e il benessere. Ma tale lavoro non è da intendersi come atto individuale, ma sociale. Oltre alla produzione avente uno scopo tramite una progettualità dell’uomo, è importante considerare la socialità dell’uomo, ovvero la sua interazione e produzione all’interno di gruppi. L’uomo ha sempre prodotto in società, in gruppi dalle dimensioni differenti. Anzi, è importante enfatizzare come i rapporti sociali di produzione basati sulla proprietà comune dei mezzi di produzione siano stati di gran lunga più presenti nella storia dell’umanità rispetto alla proprietà privata. Tramite la progettualità e la socialità dell’uomo, l’atto del lavoro come l’atto dell’adattamento attivo da parte dell’uomo che modifica, piega la natura per il proprio beneficio, è cosciente, consapevole.
L’uomo, quindi, agisce con consapevolezza, attivamente. In questo senso, l’uomo è soggetto. L’azione è parte attiva, e tale azione viene compiuta interagendo con ciò che circonda l’uomo, ovvero con la natura nella quale esso è inizialmente proiettato, scagliato poiché l’uomo non sceglie dove e quando nascere, e di conseguenza non sceglie le condizioni materiali, storiche di nascita. Una volta scagliato all’interno di determinati rapporti sociali di produzione, l’uomo modifica la natura nel limite delle sue possibilità, che sono determinate dalle sue condizioni materiali le quali sono storiche: la capacità di iterazione con l’oggetto-natura circostante; la conoscenza sociale dell’oggetto-natura con il quale dovrà interagire.
Il rapporto tra soggetto e oggetto è, quindi, il rapporto tra uomo e natura. Il soggetto è l’uomo sociale, storico, che produce. Il soggetto, in termini generali, è ciò che crea, modifica, realizza, materializza; l’oggetto ciò che viene creato, modificato, realizzato, materializzato. In Marx, l'uomo è il soggetto della storia. L’uomo, però, è soggetto attraverso il proprio lavoro, attraverso la produzione sociale, quindi non come essere isolato, ma come essere sociale. L’uomo sociale attraverso l’atto del lavoro, tramite la produzione sociale, crea, modifica, realizza l’oggetto-natura per il soddisfacimento dei propri bisogni. Essendo il soggetto scagliato in rapporti sociali di produzione storicamente determinati, la sua azione sociale trasformativa e progressiva dell’oggetto ristruttura continuamente i bisogni e le necessità, di conseguenza la conoscenza e l’azione, del soggetto. Un soggetto astorico, congelato storicamente, è un’assurdità. L’uomo ha la capacità di materializzare forme sociali diverse tra loro e ognuno di esse è determinata dalla modalità di produzione storicamente determinata.
Scrive l’economista russo Ilarion Kaufman al Capitale (1872): “Per Marx, una cosa sola è importante: trovare la legge dei fenomeni che egli si occupa di indagare. E, per lui, è importante non solo la legge che li governa ma soprattutto la legge della loro metamorfosi, del loro sviluppo, cioè il passaggio da una forma all’altra, da un ordinamento di quel rapporto a un altro. Scoperta questa legge, egli esamina nei particolari le conseguenze in cui essa si manifesta nella vita sociale… Perciò, l’obiettivo di Marx è uno solo: provare mediante un’indagine scientifica esatta la necessità di determinati ordinamenti dei rapporti sociali. Gli basta mostrare insieme la necessità dell’ordinamento presente e la necessità di un altro in cui è inevitabile che il primo trapassi, lo credano o no gli uomini, ne siano o no consapevoli. Marx considera il movimento sociale come un processo di storia naturale retto da leggi che non solo sono indipendenti dalla volontà, dalla coscienza e dai propositi degli individui, ma al contrario ne determinano la volontà, la coscienza e i propositi […]. Ciò significa che non l’idea, ma soltanto il dato fenomenico, può servirle da punto di avvio. Ma, si dirà, le leggi generali della vita economica sono sempre le stesse, a prescindere interamente dal fatto che noi le applichiamo al presente o al passato. Appunto questo nega Marx. Per lui, simili leggi astratte non esistono… A parer suo, ogni periodo storico possiede le sue particolari leggi … Non appena la vita ha superato una certa fase di sviluppo, e da uno stadio dato passa a un altro, comincia pure ad essere retta da altre leggi. Con il diverso sviluppo della forza produttiva, i rapporti e le leggi da cui essi sono governati si modificano. Proponendosi di indagare e spiegare da questo punto di vista l’ordinamento economico capitalistico, Marx si limita a formulare con rigore scientifico lo scopo che ogni ricerca esatta sulla vita economica deve prefiggersi… Il valore scientifico di tale ricerca sta nell’illustrazione delle particolari leggi che presiedono alla nascita, all’esistenza, allo sviluppo, alla morte di un dato organismo sociale, e alla sua sostituzione con un altro e superiore. Questo valore ha, di fatto, il libro di Marx.”
Il soggetto-uomo è prodotto della e dalla società; l’uomo è strutturato dalla società in cui è cresciuto e di cui fa parte. Con differenti rapporti sociali di produzione basati su differenti rapporti di proprietà ci sono naturalmente classi sociali diverse. Scrive Marx nell’Introduzione ai Grundrisse che “l’uomo è nel senso più letterale del termine uno ζῷον πολιτικόν [zōon politikòn, un animale politico, della polis, non solo un animale sociale, bensì un animale che può isolarsi solo nella società. La produzione dell’individuo isolato all’esterno della società – una rarità, un fatto che può effettivamente accadere a un individuo civilizzato che il caso ha condotto in un luogo selvaggio, a un individuo che in sé possiede già dinamicamente le forze sociali – è un’assurdità [Unding] pari al formarsi di una lingua senza che esistano individui che vivano e parlino assieme.”
In termini di classi sociali, il soggetto-uomo che lavora non è stato sempre operaio; esso è operaio all’interno dei rapporti sociali di produzione borghesi, nella società capitalistica. Ora in Marx vi è una differenza tra oggettivazione e alienazione, e la prima è il prerequisito della seconda. La realizzazione dell’atto del lavoro da parte della forza-lavoro è l’oggettivazione del lavoro. L’uomo-operaio tramite il lavoro oggettiva se stesso. Cioè pone fuori di sé ciò che è il frutto della propria forza-lavoro attraverso l’atto del lavoro. Ma non necessariamente c’è alienazione poiché i rapporti sociali di produzione non sono capitalistici. L’alienazione compare quando l’oggettivazione del lavoro implica la perdita, in quanto proprietà, dell’oggetto, poiché si è dentro rapporti sociali di produzione capitalistici. Il soggetto, quindi, trasformando la natura con il lavoro si oggettiva, oggettiva se stesso, e nei rapporti borghesi di produzione si estranea, si aliena. Dall’altro lato l’uomo in termini generali soggettivizza la natura modificata. Ovvero, ciò che viene creato, modificato, realizzato, materializzato nella natura, nella realtà, diviene contesto sociale aggiornato e poiché l’uomo è frutto della società, è determinato dalla società, egli soggettiva ciò che ha creato, modificato. In altre parole, porta dentro di sé la natura modificata.