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L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato. La famiglia. Parte VII
di Friedrich Engels
Con la famiglia patriarcale entriamo nel campo della storia scritta, e perciò in un campo in cui la giurisprudenza comparata può darci un aiuto notevole. E infatti ci ha fatto fare un importante passo avanti.
Siamo debitori a Maxim Kovalevski (Tableau ecc. de la famille et de la propriété, Stoccolma, 1890, pp. 60-100) di averci fornito la prova che la comunità domestica patriarcale, come ancora oggi la troviamo tra Serbi e Bulgari sotto il nome di zadruga (da tradurre presso a poco con legame d'amicizia) o bratstvo (fratellanza) e in forma modificata presso i popoli orientali, ha formato lo stadio di passaggio tra la famiglia matriarcale, che nasce dal matrimonio di gruppo, e la famiglia monogamica del mondo moderno. Per lo meno per i popoli civili del mondo antico, per gli ariani e i semiti, questo fatto sembra dimostrato.
La zadruga degli Slavi meridionali offre l'esempio migliore, ancora oggi valido, di una tale comunità familiare. Essa abbraccia più generazioni di discendenti di un padre con le loro mogli, i quali abitano insieme in un podere, coltivano in comune i loro campi, si nutrono e si vestono attingendo da una riserva comune, e posseggono in comune l'eccedenza del prodotto. La comunità è sottoposta alla suprema amministrazione del padrone di casa (domàcin) che la rappresenta all'esterno, può alienare oggetti di poco conto, tiene la cassa di cui è responsabile, così come è responsabile anche del regolare andamento degli affari. Egli viene eletto e non occorre affatto che sia il più anziano. Le donne e il loro lavoro sono sotto la direzione della padrona di casa (domàcica) che, abitualmente, è la moglie del domàcin. Costei ha anche molta voce in capitolo nella scelta del marito per le ragazze; spesso il suo parere è decisivo. Ma l'autorità suprema risiede nel consiglio di famiglia, l'assemblea di tutti i membri adulti, sia uomini che donne. Il padrone di casa deve render conto del suo operato a questa assemblea, la quale delibera sulle questioni decisive, esercita la giurisdizione sui membri, decide sulle compere e le vendite di qualche importanza, specialmente di proprietà fondiaria ecc.
Da una decina d'anni soltanto è stato provato che tali grandi comunità familiari continuano a sussistere in Russia. Esse sono, adesso, comunemente riconosciute come radicate nel costume popolare russo altrettanto quanto la obstcina o comunità di villaggio. Esse figurano nel più antico codice russo, la Pravda di laroslav con un nome identico (vervi) a quello delle leggi dalmate, e se ne trovano indicazioni anche in fonti storiche polacche e ceche.
Secondo Heusler in Institutionen des deutschen Rechts anche fra i Tedeschi l'unità economica originariamente non è la singola famiglia nella moderna accezione del termine, ma «la comunità domestica» che consta di più generazioni, rispettivamente famiglie singole, e che inoltre, abbastanza spesso, comprende anche un certo numero di uomini non liberi. Anche la famiglia romana viene riportata a questo tipo, e di conseguenza il potere assoluto del padre di famiglia, e la mancanza di diritti degli altri membri di fronte a lui, sono stati di recente fortemente contestati. Tra i Celti d'Irlanda sembra siano del pari esistite analoghe comunità familiari; in Francia si conservarono, nel Nivernese, fino alla Rivoluzione col nome di parçonneries e nella Franca Contea neanche oggi sono del tutto scomparse. Nella regione di Louhans (Saone et Loire) si vedono grandi case contadine, nelle quali abitano più generazioni della stessa famiglia, composte di una sala centrale comune, alta tanto da arrivare al tetto, con tutt'intorno le camere da letto, alle quali si accede da scale di sei, otto gradini.
In India la comunità domestica con comune coltivazione del suolo è ricordata già da Nearco al tempo di Alessandro Magno, e ancora oggi esiste in quelle stesse regioni, nel Punjab e in tutto il nord-ovest del paese. Nel Caucaso, Kovalevski stesso ha potuto provarne l'esistenza. In Algeria essa sussiste ancora tra i Cabili. Nella stessa America deve essere esistita, e la si vorrebbe scoprire nei Calpullis dell'antico Messico, descritti da Zurita. D'altra parte Cunow (Ausland, 1890, n. 42-44) ha provato, con sufficiente chiarezza, che nel Perù, al tempo della conquista, vigeva una specie di costituzione di marca (e quest'ultima, cosa strana, si chiamava proprio Marca) con spartizione periodica della terra coltivata, e quindi con coltura individuale.
In ogni caso la comunità domestica patriarcale con proprietà fondiaria comune e coltivazione comune della terra viene ad assumere un significato assolutamente diverso da quello che aveva finora. Non possiamo dubitare più a lungo dell'importante funzione che essa ha avuto tra i popoli civili e alcuni altri popoli del mondo antico, come forma di transizione tra la famiglia matriarcale e la famiglia singola. Più avanti ritorneremo sulle conclusioni tratte ulteriormente da Kovalevski, secondo cui essa fu anche la fase di transizione da cui si è sviluppata la comunità di villaggio o di marca, con coltivazione individuale del suolo e con spartizione prima periodica, poi definitiva di terreno arativo e prativo.
In relazione alla vita familiare all'interno di queste comunità domestiche c'è da notare che, almeno in Russia, il capo di famiglia gode fama di abusare fortemente della sua posizione nei confronti delle donne giovani della comunità; specialmente nei confronti delle nuore, e di formarsene spesso una specie di harem, e su ciò i canti popolari russi sono abbastanza eloquenti.
Prima di passare alla monogamia che si sviluppa rapidamente con la caduta del matriarcato, diciamo ancora qualche parola sulla poligamia e sulla poliandria. Queste due forme di matrimonio possono essere solo eccezioni, per così dire, prodotti di lusso della storia, a meno che in qualche paese non si presentino l'una accanto all'altra, cosa che, come è noto, non si verifica. Ma poiché gli uomini esclusi dalla poligamia non possono certo consolarsi con le donne lasciate in avanzo dalla poliandria, e il numero degli uomini e delle donne, senza riguardo a istituzioni sociali, è stato finora all'incirca eguale, si esclude da sé che una di queste due forme di matrimonio possa elevarsi ad assumere validità generale. In effetti, la poligamia di un solo uomo era evidentemente prodotta della schiavitù ed era limitata a singole posizioni eccezionali. Nella famiglia patriarcale semitica vive in poligamia soltanto lo stesso patriarca e, al massimo, anche un paio dei suoi figli; gli altri devono accontentarsi di una sola donna. E ciò accade ancor oggi in tutto l'oriente. La poligamia è un privilegio dei ricchi e dei nobili, e le donne si reclutano specialmente con la compra di schiave; la massa del popolo vive in monogamia. Una eccezione del genere è costituita dalla poliandria praticata in India e nel Tibet, la cui origine dal matrimonio di gruppo, certo non priva di interesse, deve essere ancora indagata più da vicino. Nella sua prassi, del resto, appare molto più corrente del geloso regime di harem dei maomettani. Per lo meno presso i Nair dell'India ogni tre, quattro o più uomini hanno, è vero, una moglie in comune, ma ognuno di essi può inoltre, con tre o più altri uomini, avere in comune una seconda moglie, e così una terza, una quarta, ecc.
È veramente strano che McLennan non abbia scoperto in questi clubs matrimoniali, di parecchi dei quali si può essere membri e che egli stesso descrive, la nuova classe del matrimonio a clubs. Questo regime di club matrimoniale, del resto, non è affatto una vera poliandria; al contrario, come già ha osservato Giraud-Teulon, è una forma speciale del matrimonio di gruppo: gli uomini vivono in poligamia, le donne in poliandria.