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Lenin e le esitazioni di Kautsky In evidenza

Riprendiamo le lezioni del nostro seminario di approfondimento “Incontro con Lenin”, iniziando l’analisi del testo di Lenin “La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky”. Testo molto importante che abbiamo scelto per due motivi: il primo sta nel fatto che è alla portata di tutti ed è quindi consigliato per coloro che stanno apprendendo le basi del marxismo-leninismo; il secondo motivo sta nel fatto che questo testo tratta di concetti assolutamente necessari per la comprensione di cosa sia uno Stato socialista, la rivoluzione socialista, la dittatura del proletariato e tutto ciò viene spiegato contrapponendo queste nozioni scientifiche del marxismo ai concetti revisionisti e riformisti del “rinnegato” Kautsky, appunto. Ma chi è Kautsky?

Video-lezione disponibile sul canale YouTube della Scuola Rossa: https://youtu.be/ICoNiw-KQqM?si=log2uAiWAMNFAKaZ

Kautsky è considerato uno degli esponenti di spicco della socialdemocrazia tedesca ed esperto del marxismo; considerato esponente e difensore del marxismo sino al primo decennio del 1900; sostenitore della borghesia e rinnegato del marxismo successivamente. Vedremo che in effetti non è proprio così e che Kautsky ha avuto titubanze anche in passato.

In queste lezioni in cui tratteremo di questo opuscolo di Lenin, Lenin appunto, con questo suo intervento, consegna una risposta precisa a Kautsky il quale pochi mesi prima, e siamo nel 1918, aveva pubblicato un opuscolo dal titolo “La dittatura del proletariato” in cui delineava idee e concetti assolutamente in contraddizione con il marxismo. Lenin, quindi, risponde al testo di Kautsky con “La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky”; risposta che è a beneficio di tutti i comunisti e lavoratori, non solo russi ma anche tedeschi. Siamo nell’ottobre del 1918, il 9 ottobre per essere precisi, quando Lenin introduce questo suo lavoro nel seguente modo:

sotto questo titolo ho cominciato a scrivere un opuscolo per criticare il testo di Kautsky, “La dittatura del proletariato”, che è appena uscito a Vienna….Quattro e più anni di una guerra estenuante e reazionaria cominciano a dare i loro frutti…Ebbene, proprio in un momento come questo, il capo della Seconda Internazionale, signor Kautsky, pubblica un opuscolo sulla dittatura del proletariato, un opuscolo che è cento volte più infame, disgustoso e da rinnegato delle celebri “Le premesse del socialismo e i compiti della socialdemocrazia” (1899) di Bernstein.  

Diamo un po’ di contesto. Scrive Lenin nell’aprile del 1919, pochi mesi dopo quindi, nel suo lavoro “La terza internazionale e il suo posto nella storia” che mentre

la Prima Internazionale (1864-1972) aveva posto le fondamenta dell’organizzazione internazionale degli operai per la preparazione del loro assalto rivoluzionario contro il capitale, la Seconda Internazionale (1889-1914) è stata l’organizzazione internazionale del movimento proletario che si sviluppava in estensione, non senza un temporaneo abbassamento del livello rivoluzionario, non senza un temporaneo rafforzamento dell’opportunismo, ciò che alla fine ha condotto al vergognoso crollo di questa Internazionale. 

In sintesi, e sempre riprendendo Lenin,

la Prima Internazionale pose le fondamenta per la lotta proletaria internazionale per il socialismo. La Seconda Internazionale è stata l’epoca della preparazione del terreno per una larga diffusione di massa del movimento in un buon numero di paesi.

Bernstein scriveva il suo lavoro revisionista del marxismo, “Le premesse del socialismo”, dieci anni (1899) dopo la nascita della Seconda Internazionale ed è per questo che Lenin scrive nel suo lavoro “La terza internazionale e il suo posto nella storia” che la Seconda Internazionale subì “un temporaneo abbassamento del livello rivoluzionario” … “un temporaneo rafforzamento dell’opportunismo”. In quel periodo, Kautsky era ancora un marxista, o almeno considerato tale, e difatti polemizzò e attaccò duramente gli opportunisti capeggiati da Bernstein. Kautsky non era ancora passato completamente dalla parte della borghesia.    

Soffermiamoci un attimo su questo periodo in cui Kautsky, esponente di spicco del marxismo non solo in Germania ma anche in Russia, è ancora considerato un marxista, e attacca coloro che rafforzano in quegli anni di fine secolo quel processo revisionista del marxismo, iniziando da Bernstein e i suoi seguaci. Per fare ciò facciamo affidamento su “Stato e rivoluzione” di Lenin scritto a metà del 1917. Al capitolo VI dal titolo “la degradazione del marxismo negli opportunisti”, e in particolare nella sezione “la polemica di Kautsky con gli opportunisti”, Lenin premette che Kautsky è molto conosciuto in Russia e viene letto assiduamente dagli operai russi, difatti, scrive Lenin che

la letteratura russa possiede certamente assai più traduzioni di Kautsky che non qualsiasi altra. Non è senza ragione che alcuni socialdemocratici tedeschi dicono scherzando che Kautsky è molto più letto in Russia che in Germania. (C'è in questa battuta, sia detto tra parentesi, un fondamento storico molto più profondo di quanto non sospettino quelli che l'hanno lanciata; cioè gli operai russi, avendo presentato nel 1905 una richiesta straordinariamente elevata, mai vista, delle migliori opere della migliore letteratura socialdemocratica del mondo e avendo ricevuto traduzioni ed edizioni di queste opere in quantità non conosciuta negli altri paesi, hanno, per così dire, trapiantato a un ritmo accelerato, nella giovane terra del nostro movimento proletario, la notevole esperienza di un paese vicino più avanzato.)

La Germania appunto. E, continua Lenin,

Kautsky è conosciuto da noi soprattutto per la sua polemica con gli opportunisti, capeggiati da Bernstein.

Riassumendo, quindi, Kautsky a fine secolo è considerato un marxista, esperto riconosciuto del marxismo, che polemizza, attacca i revisionisti del marxismo quali Bernstein in Germania, Millerand in Francia, e così via. Vedremo a breve come avviene e cosa manca in questa polemica da parte di Kautsky. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, pochi anni dopo quindi, si consacra però il cambio netto di posizione ideologica, teorica, politica di Kautsky il quale abbraccia il revisionismo e l’opportunismo.

Come è stato possibile? Come è stato possibile che in forse 15 anni, un riconosciuto marxista come Kautsky che conosceva Marx a menadito abbia voltato le spalle alla teoria rivoluzionaria di Marx (perché di questo si tratta) e abbia abbracciato completamente il verbo della borghesia? Semplicemente perché Kautsky ha spesso manifestato grandi esitazioni nella comprensione e, quindi, nella divulgazione del pensiero rivoluzionario di Marx e tali esitazioni sono andate manifestandosi con maggior vigore con il passare degli anni.

Per permetterci una comprensione di come possa emergere e svilupparsi il revisionismo in coloro che seppur considerati marxisti non lo sono affatto poiché tralasciano colonne portanti della teoria rivoluzionaria di Marx nell’ombra, magari parlandone poco o non parlandone per niente, vediamo l’evoluzione del pensiero di Kautsky nel tempo iniziando proprio dal 1899, anno in cui Bernstein pubblica il suo lavoro sopra menzionato “Le premesse del socialismo”. Siamo 15 anni prima dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, e quindi dalla fine della Seconda Internazionale, e in cui Kautsky attacca il testo di Bernstein con il suo lavoro dal titolo “Bernstein e il programma socialdemocratico”.

Iniziamo da Bernstein. Cosa dice nel suo lavoro “Le premesse del socialismo”? Scrive Lenin che in questo testo

Bernstein accusa il marxismo di "blanquismo" (accusa in seguito mille volte ripetuta dagli opportunisti e dai borghesi liberali in Russia contro i bolscevichi, rappresentanti del marxismo rivoluzionario). Bernstein si sofferma qui specialmente sulla Guerra civile in Francia di Marx e tenta molto infelicemente di identificare il modo di vedere di Marx sugli insegnamenti della Comune con quello di Proudhon. Ciò che attrae soprattutto l'attenzione di Bernstein è la conclusione che Marx sottolineò nella prefazione del 1872 al Manifesto del Partito comunista, dove è detto: "La classe operaia non può impossessarsi puramente e semplicemente di una macchina statale già pronta e metterla in moto per i suoi propri fini".

Ora, noi sappiamo e lo abbiamo spiegato diverse volte che Marx è chiaro relativamente allo Stato, a cosa si debba fare con lo Stato borghese, e Lenin lo ha rispiegato molto dettagliatamente in “Stato e rivoluzione”. Ovvero, come riporta Lenin,

Marx vuol dire che la classe operaia deve spezzare, demolire, far saltare tutta la macchina dello Stato [borghese]. Ora, secondo Bernstein [continua Lenin], Marx avrebbe con ciò messo in guardia la classe operaia contro un ardore troppo rivoluzionario nel momento della presa del potere. Non si può immaginare una falsificazione più grossolana e più mostruosa del pensiero di Marx.

Su questa revisione del pensiero di Marx da parte di Bernstein, Kautsky non affonda affatto la polemica e ciò è importante da dire ora poiché sarà uno dei punti enfatizzati, in termini revisionisti, da parte di Kautsky nel testo sotto esame, ovvero “La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky” di Lenin.

Scrive difatti Lenin in “Stato e rivoluzione”:

Kautsky si è ben guardato dall'analizzare in tutta la sua profondità la falsificazione del marxismo da parte degli opportunisti su questo punto. Che Bernstein attribuisse a Marx esattamente il contrario del suo vero pensiero e che, fin dal 1852, Marx avesse assegnato alla rivoluzione proletaria il compito di "spezzare" la macchina statale, di tutto ciò in Kautsky non vi è nemmeno una parola.

Scrive difatti Kautsky nel suo lavoro del 1899:

Possiamo in tutta tranquillità lasciare all'avvenire la cura di risolvere il problema della dittatura del proletariato.

In “Stato e rivoluzione”, rimarca quindi Lenin un messaggio importante che noi tutti dovremmo sempre tenere a mente per rafforzarci contro ogni forma di revisionismo e opportunismo, ovvero:

Questa non è una polemica contro Bernstein, ma, in sostanza, una concessione a Bernstein, una capitolazione di fronte all’opportunismo, perché gli opportunisti non domandano di meglio che di “lasciare in tutta tranquillità all’avvenire” tutte le questioni capitali relative ai compiti della rivoluzione proletaria.

Continua Lenin:

Per quarant'anni, dal 1852 al 1891, Marx ed Engels insegnarono al proletariato che esso deve spezzare la macchina dello Stato. E Kautsky nel 1899, di fronte al completo tradimento del marxismo da parte degli opportunisti su questo punto, sostituisce con un giochetto il problema se si debba spezzare questa macchina, con il problema delle forme concrete di questa demolizione e si trincera dietro [l’affermazione che] non possiamo conoscere in anticipo queste forme concrete. Fra Marx e Kautsky [conclude Lenin] c'è un abisso nell'atteggiamento verso il compito del partito del proletariato, che è di preparare la classe operaia alla rivoluzione.

Siamo quindi nel 1899, 10 anni dopo la creazione della Seconda Internazionale e Kautsky, seppur non ancora completamente rinnegato, mostra segnali di indecisione, esitazione. Segnali, questi, che dobbiamo sempre prendere come i primi germi di una evoluzione revisionista. Quindi, occhio compagne e compagni! Occhio, operaie e operai, lavoratrici e lavoratori salariati.

Passiamo ora al 1902. Kautsky scrive il libro “La rivoluzione sociale”. Anche in questo lavoro, Kautsky tralascia la parte più importante di Marx il quale, analizzando gli eventi della Comune di Parigi, realizza la necessità della distruzione della macchina burocratica e militare dello Stato borghese. Scrive difatti Lenin che Kautsky

enuncia molte idee estremamente preziose ma tralascia proprio il problema dello Stato. Nell'opuscolo si parla sempre della conquista del potere statale, e basta; viene scelta cioè una formula che è una concessione agli opportunisti, poiché essa ammette la conquista del potere senza la distruzione della macchina dello Stato. Nel 1902 Kautsky risuscita appunto ciò che Marx nel 1872 dichiarava "sorpassato" nel programma del Manifesto del Partito comunista.

Cosa vuol dire? Vuol dire che Marx edita il Manifesto su questo punto proprio dopo la sua analisi sulla Comune di Parigi. Lenin tratta profusamente di questo proprio in “Stato e rivoluzione”. Dopotutto, la questione dello Stato, di come sia necessario distruggere la macchina burocratica e militare dello Stato borghese, per poi sostituirla con lo Stato socialista e i suoi apparati strettamente di classe, è forse il punto più importante su cui porre l’attenzione, scartando qualsiasi definizione interclassista come Stato, società, democrazia che non abbiano alcuna connotazione di classe. Per quanto ci riguarda, noi marxisti-leninisti, dovremo essere sempre precisi dando una connotazione precisa a questi termini e parlare, quindi, di Stato borghese oppure di Stato socialista, mai di Stato in generale; di società borghese oppure di società socialista, mai di società in generale; di democrazia borghese oppure di democrazia socialista, mai di democrazia in generale.

Questo è un avvertimento a tutti noi, per evitare ciò che Kautsky scrive in questo opuscolo e che Lenin riporta in “Stato e rivoluzione”, ovvero:

il proletariato vittorioso "realizzerà il programma democratico".

Ma realizzare il programma democratico non significa nulla. Di quale democrazia stiamo parlando? Non è affatto preciso. Se si intende una estensione della democrazia che da democrazia per pochi diventi democrazia per tanti, allora dobbiamo essere chiari e dire che il proletariato vittorioso, preso il potere politico tramite la rivoluzione socialista, demolisce la macchina burocratica e militare dello Stato borghese e instaura la propria dittatura, la dittatura del proletariato e, insieme alle classi sociali alleate, instaura la democrazia socialista la quale è la democrazia per tanti e che ha il compito di diventare democrazia per tutti nell’arco del lungo cammino del socialismo, della dittatura del proletariato; dittatura del proletariato che ha il compito di rendere tutti lavoratori, eliminando le classi sociali ma soprattutto eliminando la divisione del lavoro.

Kautsky, invece, scrive che

nella società socialista…gli operai eleggono dei delegati che formano una specie di parlamento, e questo parlamento stabilisce il regime del lavoro e sorveglia la direzione dell'apparato burocratico.

Evidentemente pensa ancora a un parlamentarismo borghese. Kautsky non è ancora riuscito a staccarsi da questo punto, anzi il suo ancoraggio alle forme borghesi dello Stato è evidente.

Scrive Lenin che

il punto centrale è che questa "specie di parlamento" non sarà un parlamento nel senso delle istituzioni parlamentari borghesi. Il punto centrale è che questa "specie di parlamento" non si accontenterà di "stabilire il regime del lavoro e di sorvegliare la direzione dell'apparato burocratico" come immagina Kautsky, il cui pensiero non esce dal quadro del parlamentarismo borghese. Nella società socialista "una specie di parlamento" di deputati operai, naturalmente "stabilirà il regime del lavoro e sorveglierà il funzionamento" dell'"apparato", ma quest'apparato non sarà "burocratico". Gli operai, dopo aver conquistato il potere politico, spezzeranno il vecchio apparato burocratico, lo demoliranno dalle fondamenta, non ne lasceranno pietra su pietra e lo sostituiranno con un nuovo apparato, che sarà composto dagli stessi operai e dagli stessi impiegati; e contro il pericolo che anch'essi diventino dei burocrati, saranno immediatamente prese le misure minuziosamente studiate da Marx e da Engels: 1) non soltanto eleggibilità ma anche revocabilità ad ogni istante; 2) stipendio non superiore al salario di un operaio; 3) passaggio immediato a una situazione in cui tutti assumano le funzioni di controllo e di sorveglianza, in cui tutti diventino temporaneamente dei "burocrati", e quindi nessuno possa diventare un "burocrate".

Continua Lenin:

Kautsky non ha affatto riflettuto sul senso delle parole di Marx: "La Comune doveva essere non un organismo parlamentare, ma di lavoro, esecutivo e legislativo allo stesso tempo".

Kautsky non ha affatto capito la differenza fra il parlamentarismo borghese, che unisce la democrazia (non per il popolo) alla burocrazia (contro il popolo) e il sistema democratico proletario che prenderà immediatamente le misure necessarie per tagliare alle radici il burocratismo e sarà in grado di applicarle sino in fondo, sino alla completa distruzione della burocrazia, sino all'instaurazione di una completa democrazia per il popolo.

Sempre da “Stato e rivoluzione”, riprendiamo alcuni passaggi che ci permettono di delineare con più chiarezza chi fosse Kautsky prima di avviarci nell’analisi del testo di Lenin del 1918. Focalizziamoci un attimo sulla polemica tra Kautsky e Pannekoek, il quale, come riporta Lenin,

quando entrò in polemica con Kautsky, era uno dei rappresentanti della tendenza "radicale di sinistra", che contava nelle sue file Rosa Luxemburg, Karl Radek e altri, i quali, difendendo la tattica rivoluzionaria, concordavano nel riconoscere che Kautsky stava passando a una posizione di "centro", priva di principi, oscillante tra il marxismo e l'opportunismo.

L’azione di massa e la rivoluzione” è un lavoro di Pannekoek del 1912. Come vedete ci stiamo avvicinando sia alla Rivoluzione d’Ottobre sia alla pubblicazione del libro di Kautsky “La dittatura del proletariato” del 1918 a cui Lenin risponderà appunto con il lavoro “La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky”.

Nel suo articolo, Pannekoek dice di Kautsky quanto segue: affetto da "radicalismo passivo", affetto dalla "teoria dell'attesa inerte", "Kautsky non vuol vedere il processo della rivoluzione".

Al netto di ciò che scrive Pannekoek e che Lenin riporta in “Stato e rivoluzione”, che ha grossi difetti dal punto di vista del marxismo per effetto di iniezioni teoriche di tipo anarchico, la riposta di Kautsky deve far riflettere e noi ora la analizzeremo. Dice Kautsky su Pannekoek, che 

finora, egli dice, l'opposizione tra i socialdemocratici e gli anarchici consisteva nel fatto che i primi volevano conquistare il potere dello Stato, i secondi distruggerlo. Pannekoek vuole l'uno e l'altro.

Noi ci soffermeremo sulla prima parte, ovvero, i socialdemocratici vogliono conquistare il potere dello Stato? Cosa significa? Quale Stato? Di nuovo lo stesso problema teorico di Kautsky. Parliamo dello Stato borghese? Sì certo. Ma Marx ed Engels non hanno mai detto di voler conquistare lo Stato borghese. Anzi, proprio il contrario. Hanno detto che preso il potere politico, la classe operaia deve distruggere la macchina burocratica e militare borghese, e sostituirla con la macchina socialista, del proletariato. Difatti, scrive Lenin che

in questa questione essenziale di principio egli abbandona completamente le posizioni del marxismo per passare del tutto all'opportunismo. La distinzione che egli stabilisce tra socialdemocratici e anarchici è totalmente sbagliata; il marxismo è qui assolutamente snaturato e degradato.

Continua Lenin, e qui è importante fare attenzione poiché riprenderemo questi concetti con Stalin nel nostro seminario “Dialogando con Stalin” quando analizzeremo il testo “Anarchia o socialismo?”:

I marxisti si distinguono dagli anarchici in questo: 1) i primi [i marxisti], pur ponendosi l'obiettivo della soppressione completa dello Stato, non lo ritengono realizzabile se non dopo la soppressione delle classi per opera della rivoluzione socialista, come risultato dell'instaurazione del socialismo che porta all'estinzione dello Stato; i secondi [gli anarchici] vogliono la completa soppressione dello Stato dall'oggi al domani, senza comprendere quali condizioni la rendano possibile; 2) i primi [i marxisti] proclamano la necessità per il proletariato, dopo ch'esso avrà conquistato il potere politico, di distruggere completamente la vecchia macchina statale e di sostituirla con una nuova, che consiste nell'organizzazione degli operai armati, sul tipo della Comune; i secondi [gli anarchici], pur reclamando la distruzione della macchina statale, si rappresentano in modo molto confuso con che cosa il proletariato la sostituirà e come utilizzerà il potere rivoluzionario; gli anarchici rinnegano persino qualsiasi utilizzazione del potere dello Stato da parte del proletariato rivoluzionario, la sua dittatura rivoluzionaria; 3) i primi [i marxisti] vogliono che il proletariato si prepari alla rivoluzione utilizzando lo Stato moderno; gli anarchici sono di parere contrario.

Kautsky rimane coerente sulla questione dello Stato; ormai, abbandonato il marxismo per l’opportunismo, dice Lenin,

nei suoi scritti infatti scompare appunto questa distruzione della macchina statale, cosa assolutamente inammissibile per gli opportunisti; egli lascia a questi ultimi una scappatoia che permette loro di interpretare la "conquista" del potere come un semplice conseguimento della maggioranza.

Ed è questo il punto centrale su cui Kautsky si focalizzerà in “La dittatura del proletariato” poiché, come riporta Lenin nel suo scritto del 1918 su Kautsky,

i nove decimi circa dell’opuscolo di Kautsky riguardano la questione dei rapporti tra la dittatura del proletariato e la “democrazia”

e, in particolare, che Marx con l’espressione di “dittatura rivoluzionaria del proletariato” intendeva non “una forma di governo” ma “uno stato di fatto”. In altre parole, non la presa del potere politico, la distruzione della macchina burocratica e militare borghese e la sua sostituzione con la macchina socialista, con le sue istituzioni, le sue regole, l’organizzazione degli operai armati sul tipo della Comune (quindi forma di governo), ma la conquista del potere come un semplice conseguimento della maggioranza (stato di fatto). Questo è il punto centrale del pensiero di Kautsky e da qui nasce il suo revisionismo del marxismo, il suo opportunismo.

Dopotutto, rinnegare la distruzione dello Stato borghese una volta preso il potere politico, significa rinnegare, nascondere, la rivoluzione socialista. Si tratta qui di perseguire alla fine la via riformistica della presa della maggioranza. Nessuna rivoluzione proletaria, nessuna distruzione dello Stato borghese, nessuna sostituzione con lo Stato socialista e i suoi apparati. Il revisionismo di Kautsky cade palesemente nel riformismo e, quindi, nel tradimento della classe operaia che mai potrà aspirare a divenire classe dominante senza la sua rivoluzione.

Sentiamo cosa dice Kautsky a Pannekoek che denota tutto il suo opporunismo:

Vuol forse Pannekoek sopprimere le funzioni statali dei funzionari? Ma noi non possiamo fare a meno dei funzionari né nel partito né nei sindacati, senza parlare delle amministrazioni dello Stato.

Kautsky rinnega chiaramente il marxismo, e di conseguenza la necessità della rivoluzione proprio perché non vuole la soppressione delle funzioni dello Stato borghese. Inoltre, dice, “non possiamo fare a meno dei funzionari…senza parlare delle amministrazioni dello Stato”, intendendo lo Stato borghese.

Continua Kautsky con il suo opportunismo:

Il nostro programma richiede non l'eliminazione dei funzionari dello Stato, ma la loro elezione da parte del popolo...

Di quale popolo stiamo parlando? Quali classi sociali compongono questo popolo? E poi, Kautsky intende elezioni nell’ambito di processi democratici borghesi e, quindi per definizione, per i pochi, per i ricchi, per il beneficio della classe dominante che nel capitalismo è quella borghese, non certo quella operaia.

Continuiamo. Scrive Kautsky in risposta a Pannekoek:

Non si tratta ora per noi di sapere quale forma assumerà l'apparato amministrativo nello "Stato futuro", ma di sapere se la nostra lotta politica distruggerà il potere statale prima che noi l'abbiamo conquistato...

Ma la classe operaia e la sua avanguardia già sanno alla perfezione quale forma assumerà l’apparato amministrativo e burocratico…non di uno Stato futuro, come di Kautsky, implicando indeterminatezza, indecisione…uno Stato futuro qualsiasi, ma lo Stato socialista, proletario, della classe operaia. I Soviet erano già ben organizzati alla vigilia della rivoluzione d’Ottobre, ed è dialetticamente impossibile una rivoluzione socialista senza che si siano già organizzati la forma del futuro stato socialista.

Continuiamo con il revisionismo di Kautsky, il quale dice:

Quale ministro coi suoi funzionari potrebbe essere distrutto? No, nessuno dei ministeri attuali sarà soppresso dalla nostra lotta politica contro il governo...

Kautksy certifica con questo messaggio il suo completo passaggio alla borghesia e il preservare dello stato borghese con i suoi apparati burocratici e militari. Questo, dopotutto, è ciò che professano i falso-socialisti e i falso-comunisti: la menzogna che propinano ai lavoratori di poter raggiungere il socialismo attraverso le riforme, e attraverso la conciliazione con la borghesia. Questi personaggi non sanno di cosa parlano, e se lo sapessero allora mentirebbero tutt’oggi con l’obiettivo di traghettare gli operai verso la resa nella lotta di classe.

Scrive Lenin che

Pannekoek poneva precisamente il problema della rivoluzione. Kautsky non fa che sostituire al punto di vista rivoluzionario il punto di vista opportunista. La rivoluzione scompare... È proprio quello che occorre agli opportunisti. Non è dell'opposizione né della lotta politica in generale che si tratta: si tratta della rivoluzione. La rivoluzione consiste nel fatto che il proletariato distrugge l'apparato amministrativo e tutto l'apparato dello Stato per sostituirlo con uno nuovo, costituito dagli operai armati. La questione essenziale è di sapere se la vecchia macchina statale [legata con mille fili alla borghesia e impregnata di spirito burocratico e conservatore – ricordo John Reed e il suo resoconto - nel libro “I dieci giorni che sconvolsero il mondo” - di come gli impiegati statali fossero così avversi alla rivoluzione socialista] sarà mantenuta oppure distrutta e sostituita con una nuova. La rivoluzione non deve consistere nel fatto che la nuova classe comandi o governi per mezzo della vecchia macchina statale, ma che, dopo averla spezzata, comandi e governi per mezzo di una macchina nuova: è questa l'idea fondamentale del marxismo che Kautsky fa sparire o non ha assolutamente capito.

Ripetiamo i concetti importanti. Scrive Kautsky nel suo opuscolo di risposta a Pannekoek dal titolo “La nuova tattica” che

noi non possiamo fare a meno dei funzionari né nel partito né nei sindacati, senza parlare delle amministrazioni dello Stato. Il nostro programma richiede non l'eliminazione dei funzionari dello Stato, ma la loro elezione da parte del popolo.

E qui ci ritroviamo davanti una quantità densa di problemi teorici. Il primo è l’affermazione che non si possa fare a meno “dei funzionari…senza parlare delle amministrazioni dello Stato”. Chi non può farne a meno? Gli operai, i lavoratori? E di quali funzionari e amministrazioni stiamo parlando? Di quale Stato? Quello borghese? Il secondo problema teorico è l’elezione da parte del popolo? Chi è il popolo? Quali sono le classi sociali che compongono, secondo Kautsky, il popolo? Quale sarebbe la natura morale degli eletti? Avremo eletti integerrimi oppure corrotti? Naturalmente, entrambi i problemi teorici, assolutamente fuori dal marxismo, fanno emergere l’opportunismo di Kautsky. Relativamente al primo problema, è evidente orami che Kautsky fa riferimento allo Stato borghese e, quindi, ai funzionari e alle amministrazioni di questo Stato borghese. Ciò contraddice Marx ed Engels, e di conseguenza Lenin.

Scrive Lenin che  

La questione essenziale è di sapere se la vecchia macchina statale (legata con mille fili alla borghesia e impregnata di spirito burocratico e conservatore) sarà mantenuta oppure distrutta e sostituita con una nuova. La rivoluzione non deve consistere nel fatto che la nuova classe comandi o governi per mezzo della vecchia macchina statale, ma che, dopo averla spezzata, comandi e governi per mezzo di una macchina nuova: è questa l'idea fondamentale del marxismo che Kautsky fa sparire o non ha assolutamente capito. La sua domanda a proposito dei funzionari mostra in modo evidente ch'egli non ha capito né gli insegnamenti della Comune né la dottrina di Marx.

Relativamente al secondo problema, risponde Lenin con le seguenti parole.

Il proletariato è oppresso e le masse lavoratrici sono asservite dal capitalismo. In regime capitalistico, la democrazia è ristretta, compressa, monca, mutilata, da tutto l'ambiente creato dalla schiavitù del salario, dal bisogno e dalla miseria delle masse. Per questo, e solo per questo, nelle nostre organizzazioni politiche e sindacali i funzionari sono corrotti (o, più esattamente, hanno tendenza a esserlo) dall'ambiente capitalistico e manifestano l'inclinazione a trasformarsi in burocrati, cioè in persone privilegiate, staccate dalle masse e poste al di sopra di esse. Qui è l'essenza del burocratismo; e fino a quando i capitalisti non saranno stati espropriati, fino a quando la borghesia non sarà stata rovesciata, una certa "burocratizzazione" degli stessi funzionari del proletariato è inevitabile.

Continua Lenin:

Secondo Kautsky risulta dunque che, poiché vi saranno impiegati eletti, vuol dire che anche in regime socialista ci saranno dei funzionari, ci sarà la burocrazia! Ma è proprio questo che è falso. Attraverso appunto l'esempio della Comune, Marx dimostrò che i detentori di funzioni pubbliche cessano, in regime socialista, di essere dei "burocrati" dei "funzionari" nella misura in cui viene introdotta, oltre all'eleggibilità, anche la loro revocabilità in ogni momento, e ancora, si riduce il loro stipendio al salario medio di un operaio e ancora si sostituiscono gli istituti parlamentari con istituti "di lavoro, cioè esecutivi e legislativi allo stesso tempo".

Ulteriori passaggi di Kautsky che denotano il suo revisionismo e il suo definitivo allontanamento dal marxismo:

Il compito dello sciopero di massa non può essere di distruggere il potere statale, ma soltanto di indurre il governo a fare delle concessioni su una determinata questione o di sostituire un governo ostile al proletariato con un governo che gli vada incontro...Ma mai, in nessun caso, ciò" (cioè la vittoria del proletariato su un governo ostile) "può portare alla distruzione del potere statale, il risultato non può essere che un certo spostamento [dice Kautsky] nel rapporto delle forze all'interno del potere statale [borghese]... L'obiettivo della nostra lotta politica rimane dunque, come per il passato, la conquista del potere statale mediante il conseguimento della maggioranza in Parlamento e della trasformazione del Parlamento in padrone del governo.

Più chiaro di così. Il marxismo è ormai lontano da Kautsky anni luce. Niente più rivoluzione proletaria, niente più distruzione della macchina burocratica e militare borghese, niente più dittatura del proletariato. Con Kautksy, il riformismo…quindi il non-socialismo ma il liberalismo truccato con parole d’ordine falso-socialiste, tendenzialmente progressiste, per essere più digeribile per le operaie e gli operai, riceve un grande aiuto.

Scrive Lenin che

Quanto a noi, noi romperemo con questi rinnegati del socialismo e lotteremo per la distruzione di tutta la vecchia macchina dello Stato affinché il proletariato armato diventi esso stesso il governo. Sono due cose del tutto diverse.

Quanto a noi, noi romperemo con gli opportunisti; e il proletariato cosciente sarà tutto con noi nella lotta, non per uno "spostamento nel rapporto delle forze", ma per il rovesciamento della borghesia, per la distruzione del parlamentarismo borghese, per una repubblica democratica sul tipo della Comune o della repubblica dei Soviet dei deputati operai e soldati, per la dittatura rivoluzionaria del proletariato.

Da qui riprenderemo la nostra analisi la prossima volta con “Incontro con Lenin”.

 

Ultima modifica ilLunedì, 18 Novembre 2024 18:23
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