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VI congresso e la fallita offensiva di Kornilov In evidenza

Parte del lavoro della Scuola Rossa: Dialogando con Stalin

Continuiamo l’analisi di “Trotzkismo o Leninismo?” di Stalin all’interno dei lavori seminario della Scuola Rossa dal titolo “Dialogando con Stalin”. Ci eravamo lasciati la scorsa volta con la dimostrazione armata di luglio, e l’arrivo delle truppe controrivoluzionarie dal fronte, la devastazione della Pravda e il mandato di cattura spiccato contro Lenin.

Video-lezione disponibile sul canale YouTube della Scuola Rossa: https://youtu.be/hN-lBk_UZxo?si=0mwTC0EbEywMVgkL

Per riprendere il filo del discorso, avevamo riportato un passaggio di storia della commissione incaricata dal comitato centrale del partito, ovvero:

Nonostante il carattere pacifico della manifestazione, contro i dimostranti furono scatenati dei distaccamenti reazionari di junker (allievi ufficiali) e di ufficiali. Le vie di Pietrogrado furono inondate dal sangue degli operai e dei soldati: per la repressione erano stati chiamati dal fronte i reparti militari più arretrati, più controrivoluzionari.

Soffocata la dimostrazione degli operai e dei soldati, i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari, in alleanza con la borghesia e con i generali delle guardie bianche, si scagliarono contro il partito bolscevico. I locali della redazione della Pravda furono devastati; la Pravda, la Soldatskaia Pravda [«La Verità del Soldato»] e numerosi altri giornali bolscevichi furono soppressi. Cominciò il disarmo delle guardie rosse. Le unità militari rivoluzionarie, che erano di stanza a Pietrogrado, furono fatte partire per il fronte. Arresti furono operati nelle retrovie e al fronte. Il 7 luglio, fu spiccato mandato di cattura contro Lenin.

Quindi, emergeva la reazione controrivoluzionaria, e menscevichi e socialisti-rivoluzionari si accomodavano al governo insieme alle forze borghesi. Si costituisce un nuovo governo provvisorio guidato dal socialista-rivoluzionario Kerensky.

Continua la commissione, e con questo passaggio avviamo l’analisi degli eventi successivi partendo proprio da dove avevamo lasciato la scorsa volta, ovvero con la fine del dualismo del potere. Scrive la commissione:

è in questo modo, che il Governo provvisorio di coalizione, di cui facevano parte rappresentanti notissimi dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari come Zereteli e Skobelev, Kerenski e Cernov, affondava nella cloaca dell’imperialismo e della controrivoluzione aperta.

Invece di una politica di pace, il governo conduceva una politica di guerra, invece di difendere i diritti democratici del popolo, conduceva una politica che mirava a sopprimerli e a domare con la forza delle armi gli operai e i soldati.

Ciò che non avevano osato fare i rappresentanti della borghesia - Gutsckov e Miliukov – osarono fare i «socialisti» Kerenski e Zereteli, Cernov e Skobelev.

Il dualismo del potere era cessato.

I bolscevichi erano ora nuovamente in clandestinità, per cui uno dei più importanti congressi del partito bolscevico si tenne a Pietrogrado, in clandestinità, dal 26 luglio al 3 agosto del 1917.

Scrive al commissione che

la stampa borghese reclamava l’arresto dei congressisti mentre gli sbirri della polizia segreta, inutilmente, si facevano in quattro per scoprire dove si teneva il congresso. Così, cinque mesi dopo il rovesciamento dello zarismo, i bolscevichi erano costretti a riunirsi clandestinamente, e Lenin, il capo del partito proletario, era costretto a rimanere nascosto in una capanna nei pressi della stazione ferroviaria di Razliv.

Ciò nonostante, questo frangete storico è fondamentale poiché è proprio in questo periodo che inizia la migrazione degli operai, dei soldati, dei contadini verso il partito bolscevico, il quale in clandestinità guidava comunque la tattica della seconda fase della rivoluzione. Quella socialista. I menscevichi e i socialisti-rivoluzionari avevano certificato il loro completo tradimento della classe operaia passando nel campo della borghesia e nel governo provvisorio guidato proprio da uno di loro: Kerensky. E mentre Lenin, in clandestinità, guidava comunque il VI congresso del partito bolscevico grazie al supporto di Molotov, Sverdlov, Stalin e altri compagni, vi erano i borghesi, i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari che aumentavano la loro opposizione feroce contro i bolscevichi.

Scrive la commissione:

le persecuzioni scatenate nelle giornate di luglio contro i bolscevichi e contro la classe operaia, anziché diminuire l’influenza del nostro partito, l’aumentarono. I delegati delle organizzazioni locali riferivano moltissimi fatti i quali provavano che gli operai e i soldati stavano abbandonando in massa i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari che essi chiamavano con disprezzo «sociaI-carcerieri». Gli operai e i soldati aderenti ai partiti menscevico e socialista-rivoluzionario, stracciavano le loro tessere, abbandonavano quei partiti, colle maledizioni sulle labbra, e richiedevano ai bolscevichi di accettarli nelle loro file.

Si rafforzavano le parole d’ordine del controllo operaio sulla produzione e sulla ripartizione dei prodotti; consegnare la terra ai contadini; passare il potere dalla borghesia, dal governo provvisorio alla classe operaia e ai contadini poveri. Dichiarava Stalin che la rivoluzione, per il suo carattere, diventava socialista e che

il periodo pacifico della rivoluzione è finito…è cominciato il periodo non pacifico, il periodo dei conflitti e delle esplosioni...

Ma al Congresso c’erano i trotskisti che naturalmente volevano legare la rivoluzione socialista in Russia a una possibile ma non certa rivoluzione in Occidente, o meglio fare in modo che il Congresso passasse il messaggio e la risoluzione che qualsiasi rivoluzione socialista in Russia doveva avere come condizione necessaria la rivoluzione socialista in Occidente.

Scrive difatti la commissione che

il partito s’orientava verso l’insurrezione armata. Ma al Congresso si trovarono certuni che, esprimendo l’influenza della borghesia, si pronunziarono contro l’orientamento verso la rivoluzione socialista.

Il trotzkista Preobragenski propose di includere nella risoluzione sulla conquista del potere, che si poteva avviare il paese verso il socialismo solo se la rivoluzione proletaria fosse scoppiata in Occidente.

Contro questa nefasta proposta trotskista, Stalin ribadisce un concetto che noi abbiamo già sviscerato in passato e che veniva proprio da Lenin, ovvero che:

Non è esclusa la possibilità che proprio la Russia sia quel paese che aprirà la strada al socialismo...È necessario respingere l’idea superata che soltanto l’Europa può additarci il cammino.

Parallelamente alle posizioni trotskiste, si ebbero anche le posizioni di Bucharin che erano di fatto quelle di Trotsky. Ricordiamo che Trotsky erroneamente gridava parole d’ordine antibolsceviche, anti-leniniste come “governo operaio”, allontanando qualsiasi prospettiva di alleanza tra operai e contadini poveri. E Bucharin seguiva Trotsky quando sosteneva, come riporta la commissione:

che i contadini erano animati da uno spirito patriottardo, che essi si trovavano uniti in un blocco con la borghesia e che non avrebbero seguito la classe operaia.

Rispondendo a Bucharin, il compagno Stalin indicava:

vi sono diversi strati di contadini: i contadini agiati che appoggiano la borghesia imperialistica, e i contadini poveri che aspirano all’alleanza con la massa operaia e la appoggeranno nella lotta per la vittoria della rivoluzione.

Continua la commissione che

il congresso respinse gli emendamenti di Preobragenski e di Bucharin e approvò il progetto di risoluzione del compagno Stalin. Il congresso discusse e approvò la piattaforma economica dei bolscevichi i cui punti essenziali erano: la confisca della terra dei grandi proprietari fondiari e la nazionalizzazione di tutta la terra nel paese, la nazionalizzazione delle banche, la nazionalizzazione della grande industria, il controllo operaio sulla produzione e sulla ripartizione.

Il VI congresso approvò in sostanza la seconda fase della rivoluzione, con la classe operaia alleata dei contadini poveri, classe operaia egemone nei confronti dell’altra categoria sociale alleata, e animò lo spirito dei lavoratori con parole d’ordine chiare. Dall’altra parte, il VI congresso condannò senza appello i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari, dalle cui organizzazioni gli operai, i soldati, i contadini continuavano ad andarsene.

Questo fu anche il congresso in cui alcuni falso-comunisti quali Kamenev, Rykov, Trotsky, ed altri, si dichiararono favorevoli affinché Lenin si presentasse dinanzi al tribunale controrivoluzionario. Ricordiamo che Lenin era in clandestinità come gli altri ma aveva contro un mandato di cattura (per dettagli vedete l’introduzione a Trotskismo o Leninismo sul nostro canale YouTube: https://youtu.be/Gc_0FoIGQmk?si=QiT6RiWCrrc-VOvn

E, ahimè, questo fu anche il congresso, ma l’avrete capito e ne abbiamo parlato in lezioni precedenti, in cui Trotsky e il suo gruppetto detto degli “interrionali” furono accettati nel partito.

Nel bene e nel male, il VI congresso fu un congresso davvero importante.

Inoltre, il VI Congresso approvò un nuovo statuto del partito in cui si decise quanto segue:

  1. tutte le organizzazioni del partito dovevano avere come punto di partenza i princìpi del centralismo democratico. E ciò voleva dire:

a) elezione di tutti gli organi dirigenti del partito, dalle istanze superiori a quelle inferiori;

b) rendiconto periodico degli organi del partito alle proprie organizzazioni rispettive;

c) severa disciplina di partito e sottomissione della minoranza alla maggioranza;

d) obbligo incondizionato di applicare le decisioni degli organi superiori da parte degli organi inferiori e di tutti i membri del partito.

  1. i nuovi aderenti erano accettati dalle organizzazioni di base, su raccomandazione di due membri del partito, e dopo conferma dell’assemblea generale dei membri dell’organizzazione del partito.

Scrive la commissione:

Tutte le decisioni del VI Congresso miravano a preparare il proletariato e i contadini poveri all’insurrezione armata. Il VI Congresso orientò il partito verso l’insurrezione armata, verso la rivoluzione socialista. Il manifesto del partito lanciato dal congresso era un appello agli operai, ai soldati, ai contadini affinché si preparassero agli scontri decisivi con la borghesia e terminava con queste parole:

“Preparatevi ai nuovi combattimenti, compagni di lotta! Con calma, coraggio e fermezza, non lasciatevi prendere nei lacci delle provocazioni, raccogliete le vostre forze, inquadratevi in ordine di battaglia! Sotto la bandiera del partito, proletari e soldati! Sotto la nostra bandiera, oppressi delle campagne!”

Il 2 (16) agosto del 1917, mentre le forze della borghesia insieme ai menscevichi e ai socialisti-rivoluzionari cercano di schiacciare i bolscevichi, il generale Kornilov impone la pena di morte al fronte e promette «la soppressione dei Comitati e dei Soviet».

Dieci giorni dopo, il 12 (25) agosto del 1917, si apre a Mosca la conferenza di Stato organizzata dal governo provvisorio con l’obiettivo di raccogliere tutte le forze necessarie: dai grandi proprietari terrieri alla borghesia in generale, dai generali agli ufficiali e ai cosacchi. Come contromossa, i bolscevichi organizzano uno sciopero generale che vede coinvolta la maggioranza della classe operaia.

Scrive la commissione che

Il 25 agosto (7 settembre), Kornilov, per «salvare la patria», come egli proclamava, diresse su Pietrogrado il 3° corpo di cavalleria, comandato dal generale Krymov. In risposta alla rivolta di Kornilov, il Comitato Centrale del partito bolscevico invitò gli operai e i soldati a impugnare le armi e a dare ai controrivoluzionari una meritata lezione. Gli operai si armano rapidamente e si preparano alla lotta. I reparti di guardie rosse vedono, in quei giorni, aumentare di parecchie volte i loro effettivi. I sindacati mobilitano i loro iscritti. Le unità militari rivoluzionarie di Pietrogrado sono sul piede di guerra. Alla periferia di Pietrogrado si scavano delle trincee, si pongono dei reticolati e si divelgono le rotaie delle ferrovie. Alcune migliaia di marinai armati giungono da Kronstadt in difesa di Pietrogrado. Incontro alla «divisione selvaggia», che marcia su Pietrogrado, si mandano dei delegati che spiegano a quei soldati i veri motivi del colpo di mano di Kornilov, e quei soldati si rifiutano di continuare la marcia su Pietrogrado.

È da notare che in questo frangente, sia i menscevichi che i socialisti-rivoluzionari cambiano idea, cambiano campo e impauriti dall’azione militare di Kornilov arrivano addirittura a chiedere aiuto e supporto ai bolscevichi come coloro che, unici, sono in grado di opporsi a Kornilov e alla sua avventura. Kerensky che aveva favorito il complotto controrivoluzionario di Kornilov chiede ora aiuto al partito di Lenin.

Fa notare la commissione come:

Lividi di spavento, i capi socialisti-rivoluzionari e menscevichi, Kerensky compreso, chiesero in quei giorni protezione ai bolscevichi convinti com’erano che, nella capitale, i bolscevichi erano la sola forza reale capace di sconfiggere Kornilov.

Ma mobilitando le masse per la disfatta di Kornilov, i bolscevichi non cessavano la lotta neppure contro il governo kerenskiano. I bolscevichi smascheravano di fronte alle masse il governo kerenskiano, dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari, i quali, con tutta la loro politica, avevano favorito obiettivamente il complotto controrivoluzionario di Kornilov.

Ed è qui che, come da prassi, si insinua Trotsky con le sue menzogne e provocazioni e che Stalin riporta in “Trotzkismo o Leninismo?”. Scrive difatti Stalin che:

Trotsky ha torto quando dichiara che nelle giornate della rivolta di Kornilov si sarebbe manifestata in una parte dei dirigenti del partito una tendenza a fare blocco con i difensisti e appoggiare il governo provvisorio.

Continua Stalin:

Trotsky ha torto, perché esistono documenti, come l'organo centrale del partito di quel periodo, che smentiscono completamente le sue dichiarazioni. Trotsky cita la lettera in cui Lenin metteva in guardia il CC dal dare il suo appoggio a Kerensky. Ma egli non capisce le lettere di Lenin, il loro significato, il loro scopo.

Ma cosa scrive Lenin in questa lettera al comitato centrale in cui mette in guardia il partito di non dare alcun appoggio a Kerensky? Abbiamo detto che Kerensky, i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari chiedono supporto e aiuto ai bolscevichi per paura dell’atto militare di Kornilov che era sì diretto contro i Soviet ma che, secondo menscevichi e socialisti-rivoluzionari, avrebbe potuto coinvolgere e trascinare nel baratro anche il governo provvisorio.

Iniziamo dalla fine del testo, dal post scriptum, per comprendere l’incomprensione di Trotsky. Scrive Lenin:

Dopo aver scritto queste righe, avendo letto sei numeri del Raboci, devo dire che siamo perfettamente d’accordo. Mi congratulo vivamente con gli autori degli eccellenti articoli di fondo 59, dei commenti ai giornali e degli articoli. A proposito del discorso di Volodarski, ho letto la sua lettera alla redazione che «liquida» i miei rimproveri. Ancora una volta, i miei migliori saluti e auguri!

Cosa significa? Significa che il comitato centrale era unito sulle posizioni di Lenin e che nella lettera Lenin “anticipa” prese di posizioni che sono parte di un sano dibattito democratico in un partito. Nessun tragico dissenso, come insinua Trotsky. Lenin anticipa prese di posizioni difensiste (Volodarski) e conciliatrici (altri bolscevichi, probabilmente dal lato di Kamenev, Zinoviev e Bucharin) ma tali prese di posizione convergono come Lenin ci indica nel post scriptum.

Difatti Stalin chiarisce come Lenin

nelle sue lettere, a volte, anticipa deliberatamente i tempi, ponendo in primo piano gli errori che potrebbero essere commessi, e criticandoli allo scopo di mettere in guardia il partito, di premunirlo dagli errori; a volte, col medesimo intento pedagogico, gonfia una "minuzia" facendo "di una mosca un elefante". Il capo di un partito, particolarmente se si trova nell'illegalità, non può agire diversamente, poiché deve vedere più in là dei suoi compagni di lotta e ha il dovere di suonare l'allarme per ogni possibile errore, persino per delle "minuzie". Ma trarre da queste lettere di Lenin la conclusione che esistessero "tragici" dissensi e far tanto chiasso in proposito, significa non capire le lettere di Lenin, non conoscere Lenin. Ciò spiega anche come mai Trotsky a volte prenda dei granchi formidabili.

Continuiamo sulla questione Kornilov, Kerensky e la tattica del partito.

Scrive Lenin che

anche adesso non dobbiamo sostenere il governo Kerenski. Verremmo meno ai nostri princìpi.

Naturalmente nel partito vi erano elementi che io giudico assolutamente nocivi. Non solo Trotsky e il suo gruppo ma anche la parte di Kamenev, Zinoviev, Bucharin, ecc. Sicuramente questi elementi avevano, così come hanno successivamente avuto, simpatie borghesi, conciliatrici ma il cuore bolscevico era forte e non ci fu mai nessun “tragico” dissenso. E Lenin era al corrente degli umori di alcuni elementi che nel futuro della storia del partito e del paese si rivelarono dei perfetti controrivoluzionari e traditori della causa socialista.

Nel tracciare la linea, scrive Lenin

Noi facciamo e faremo la guerra a Kornilov come le truppe di Kerensky, ma non sosteniamo Kerensky, anzi smascheriamo la sua debolezza. Qui sta la differenza. È una differenza abbastanza sottile, ma essenziale e che non si può dimenticare.

La rivolta di Kornilov è giunta improvvisa, scrive Lenin ed è una svolta repentina, e al pari di ogni svolta repentina, essa esige una revisione e un cambiamento della tattica.

In che consiste dunque il mutamento della tattica bolscevica? Scrive Lenin:

Consiste nel modificare la forma della nostra lotta contro Kerensky.

Senza minimamente attenuare la nostra ostilità verso di lui, senza ritrattare neanche una parola di quanto abbiamo detto contro di lui, senza rinunciare al compito di abbatterlo, diciamo: bisogna tener conto del momento, noi non ci metteremo ad abbattere Kerensky oggi, lo combatteremo oggi in un altro modo, mostrando chiaramente al popolo la debolezza e le esitazioni di Kerensky. Lo facevamo anche prima. Ma oggi questo è diventato l’essenziale: in questo consiste il mutamento.

È il momento di agire; la guerra contro Kornilov dev’essere fatta in modo rivoluzionario, trascinando le masse, sollevandole, infiammandole (Kerenski invece ha paura delle masse, ha paura del popolo).

L’atto militare controrivoluzionario di Kornilov fallì, il complotto fu schiacciato. Kornilov e i suoi complici, Denikin e Lukomski, furono arrestati, ma furono successivamente liberati da Kerensky. Denikin lo conosciamo bene.

La vittoria contro Kornilov fu molto importante poiché permise di comprendere la vera forza della rivoluzione e la strutturale debolezza del campo borghese che aveva al seguito gli ufficiale, il partito dei cadetti, i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari.

Come riporta la commissione:

l’influenza dei bolscevichi nei Soviet si accrebbe più che mai. Pur non essendo ancora un partito al governo, nei giorni del complotto di Kornilov, il nostro partito si era affermato come la vera forza al governo, perché le sue direttive erano eseguite dagli operai e dai soldati senza esitare.

Inoltre,

l’influenza dei bolscevichi aumentava rapidamente nelle campagne. La rivolta di Kornilov aveva dimostrato alle grandi masse contadine che i proprietari fondiari e i generali, schiacciati che fossero i bolscevichi e i Soviet, avrebbero messo i piedi sul collo dei contadini. Ecco perché le grandi masse di contadini poveri si raccolsero sempre più strettamente attorno ai bolscevichi.

La marea rivoluzionaria saliva.

 

Ultima modifica ilMartedì, 27 Agosto 2024 07:31
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