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Lenin: tre fonti e tre parti integranti del marxismo. Dialettica e materialismo

Parte del lavoro della Scuola Rossa: Incontro con Lenin

Iniziamo oggi il seminario “Incontro con Lenin”, in particolare l’inizio dell’analisi del testo scritto nel 1913 dal titolo “Tre fonti e tre parti integranti del marxismo”. Si parte dai tre grandi pilastri, dalle tre più importanti correnti di idee del XIX secolo, ovvero la filosofia classica tedesca, l’economia politica classica inglese e il socialismo francese.

Video-lezione disponibile sul canale YouTube della Scuola Rossa: https://youtu.be/WkWCOPjfUr4?si=TqhFGBta9UbMF9N6

Marx, scrive Lenin,

è il successore legittimo di tutto ciò che l’umanità ha creato di meglio durante il XIX secolo.

Il lavoro monumentale di Marx, introduce Lenin,

attira la più grande ostilità e l’odio più intenso di tutta la scienza borghese, [poiché, continua Lenin] una scienza sociale imparziale [proprio perché scienza e non propaganda] non può esistere in una società fondata sulla lotta di classe.

E noi sappiamo bene, proprio grazie al materialismo storico, come la lotta di classe esista storicamente nelle società divise in classi sociali, e che non sempre nella storia dell’umanità la divisione in classi sociali è esistita.

Nella società capitalistica sappiamo bene come sia realtà la dittatura della borghesia, oggi imperialistica, e come tale dittatura serva per conservare, mantenere viva la schiavitù del salariato, mentre il marxismo (ai tempi di Lenin) e il marxismo-leninismo oggi sia lo strumento per abbattere tale schiavitù e realizzare l’emancipazione reale, materiale dei salariati. Ciò rimane l’obiettivo della lotta di classe da parte della classe operaia, lavoratrice salariata, poiché non sarà mai la classe dominante a realizzare l’emancipazione storica della classe oppressa.

Oggi, in questo seminario, inizieremo a trattare le tre fonti del marxismo sopra menzionate, partendo dalla filosofia classica tedesca. In particolare, partiremo dall’analisi della dialettica e del materialismo, ponendo l’accento su quanto segue e lo faremo in termini comprensibili, riprendendo anche nozioni di ciò che è stato presentato dalla Scuola Rossa durante i corsi della Fase II:

Primo, la dialettica è l’opposto, è in contrapposizione alla metafisica;

Secondo, il materialismo è l’opposto, è in contrapposizione all’idealismo.

Consideriamo gli oggetti e i fenomeni della natura, del mondo e diciamo quanto segue:

Il metodo per investigare, per conoscere, per scoprire gli oggetti e i fenomeni della natura è dialettico.

Il metodo per l’interpretazione degli oggetti e dei fenomeni della natura è materialistico.

Il materialismo dialettico, quindi, e noi lo anticipiamo subito, è la concezione del mondo, della natura, del partito marxista-leninista. Del futuro partito dei lavoratori.

Il materialismo storico estende questo metodo di investigare e di interpretare ai fenomeni e agli oggetti della vita sociale. Il materialismo storico estende questo metodo di investigare e di interpretare allo studio della storia della società.

Iniziamo, quindi, dall’esporre la dialettica.

Scrive Engels nell’Antiduhring, che

Marx e io siamo stati presso a poco i soli a salvare dalla filosofia idealistica tedesca la dialettica cosciente e a trasferirla nella concezione materialistica della natura e della storia. La natura, [continua Engels], è il banco di prova della dialettica e noi dobbiamo dire a lode delle moderne scienze naturali che esse hanno fornito a questo banco di prova un materiale estremamente ricco, che va accumulandosi giornalmente e che di conseguenza esse hanno dimostrato che, in ultima analisi, la natura procede dialetticamente e non metafisicamente.

Hegel è il punto di partenza della dialettica, poiché è stato Hegel a enunciare le caratteristiche fondamentali della dialettica che poi Marx ed Engels hanno ripulito della sua superficie idealistica valorizzando il nocciolo razionale, scientifico. Scrive Marx nel Il Capitale che

il mio metodo dialettico non solo differisce dal metodo hegeliano nella base, ma ne è diametralmente l’opposto. Per Hegel, il movimento del pensiero, che egli personifica sotto il nome di Idea, è il demiurgo della realtà, la quale è solo la forma fenomenale dell’Idea. Per me, al contrario, il movimento del pensiero non è che il riflesso del movimento reale, trasportato e trasformato nel cervello dell’uomo.

Feuerbach, invece, è il punto di partenza per il nostro lavoro del materialismo. Feuerbach ha rinnovato il materialismo che poi Marx ed Engels hanno ripulito della sua superficie idealistica ed etico-religiosa valorizzando il nocciolo interpretativo, scientifico. Scrive difatti Engels che Feuerbach,

nonostante la sua base materialistica, non si è ancora liberato dai vecchi impacci idealistici; il vero idealismo di Feuerbach salta agli occhi non appena giungiamo alla sua filosofia della religione e alla sua etica.

Introdotti questi primi elementi, la dialettica che deriva dalla parola greca “dialego” che significa conversare, discutere, polemizzare, è da ritenersi sin dall’antichità come l’arte di raggiungere la verità attraverso l’investigazione, la conoscenza, la scoperta delle contraddizioni racchiuse nel ragionamento dell’altro, dell’avversario e superarle. Scrive Stalin che

alcuni filosofi antichi, ritenevano che la scoperta delle contraddizioni nel pensiero e il cozzo delle opposte opinioni rappresentassero il mezzo migliore per scoprire la verità. Questo modo dialettico di pensare, esteso in seguito ai fenomeni della natura, è diventato il metodo dialettico di conoscenza della natura, secondo il quale i fenomeni della natura sono perpetuamente in moto e in trasformazione e lo sviluppo della natura è il risultato dello sviluppo delle contraddizioni della natura, è il risultato dell’azione reciproca delle forze opposte nella natura.

Il metodo dialettico di Marx & Engels si basa su quattro punti fondamentali:

  • La dialettica considera la natura come un insieme di oggetti e fenomeni collegati tra loro, dipendenti gli uni con gli altri, interconnessi, interdipendenti;
  • La dialettica considera la natura come un insieme di oggetti e fenomeni in movimento, in perpetuo movimento, cambiamento e rinnovamento, in un perpetuo nascere e perire;
  • La dialettica considera la natura come un insieme di oggetti e fenomeni in movimento ma non casuale e/o lineare, ma come sviluppo che passa da cambiamenti quantitativi insignificanti, minuscoli, latenti, a cambiamenti qualitativi aperti, radicali, esplosivi;
  • La dialettica considera la natura come un insieme di oggetti e fenomeni in movimento e tale movimento è da intendersi come sviluppo cha passa da cambiamenti quantitativi a cambiamenti qualitativi, e il cuore, l’intimo contenuto di questo processo di sviluppo è nell’investigazione e nella interpretazione e risoluzione delle contraddizioni interne agli oggetti e ai fenomeni della natura.

Iniziamo da punto 1: la dialettica considera la natura come un insieme di oggetti e fenomeni collegati tra loro, dipendenti gli uni con gli altri, interconnessi, interdipendenti.

Scrive Stalin che

contrariamente alla metafisica, la dialettica considera la natura, non come un ammasso casuale di oggetti, di fenomeni, staccati gli uni dagli altri, isolati e indipendenti gli uni dagli altri, ma come un tutto unico, coerente, nel quale gli oggetti, i fenomeni sono organicamente collegati tra di loro, dipendono gli uni dagli altri e si condizionano reciprocamente. Perciò, secondo il metodo dialettico, nessun fenomeno della natura può essere capito se preso a sé isolatamente, senza legami coi fenomeni che lo circondano, poiché qualsiasi fenomeno, in qualsiasi dominio della natura, può sembrare assurdo se lo si considera al di fuori delle condizioni che lo circondano, distaccato da esse; e, al contrario, qualsiasi fenomeno può essere compreso e spiegato, se lo si considera sotto l’aspetto dei suoi legami inscindibili con i fenomeni che lo circondano, se lo si considera in quanto condizionato dai fenomeni che lo circondano.

Estendendo questo tratto fondamentale della dialettica allo studio della storia della società, l’interdipendenza, il collegamento tra gli oggetti e i fenomeni della natura, ci indica che gli eventi storici devono essere valutati non a caso, non da idee slegate dalla realtà, preconcette ma sulla base delle condizioni materiali che hanno generato e definito una società ad un determinato grado di sviluppo.

Scrive Stalin che

il regime schiavistico non avrebbe senso nelle condizioni attuali, sarebbe un’assurdità contro natura. Il regime schiavistico, nelle condizioni invece del regime della comunità primitiva in decomposizione, è un fenomeno perfettamente comprensibile, logico, poiché vuol dire un passo in avanti, rispetto al regime della comunità primitiva. Il rivendicare la repubblica democratico-borghese nelle condizioni dello zarismo e della società borghese, per esempio nella Russia nel 1905, era del tutto comprensibile, giusto, rivoluzionario, perché la repubblica borghese significava allora un passo in avanti. Ma il rivendicare la repubblica democratico-borghese, nelle nostre attuali condizioni, nell’U.R.S.S., non avrebbe senso, sarebbe controrivoluzionario, poiché la repubblica borghese costituirebbe un passo indietro rispetto alla Repubblica sovietica. Tutto dipende dalle condizioni, dal luogo e dal tempo. È chiaro che, senza questo metodo storico per studiare i fenomeni sociali, non è possibile che la scienza della storia esista e si sviluppi; poiché solo un tale metodo impedisce alla scienza storica di diventare un caos di contingenze e un cumulo di assurdi errori.

Passiamo ora al punto 2: la dialettica considera la natura come un insieme di oggetti e fenomeni in movimento, in perpetuo movimento, cambiamento e rinnovamento, in un perpetuo nascere e perire.

Scrive Stalin che

contrariamente alla metafisica, la dialettica considera la natura non come uno stato di quiete e di immobilità, di stagnazione e di immutabilità, ma in movimento e in cambiamento perpetui, in rinnovamento e sviluppo incessanti dove nasce e si sviluppa sempre qualche cosa, e dove sempre qualche cosa si decompone e scompare.

Di conseguenza, gli oggetti e i fenomeni della natura non sono solo interconnessi, interdipendenti, si condizionano gli uni con gli altri, ma sono in perpetuo movimento, in un perpetuo nascere e perire. Scrive Engels che

la natura intera, dalle sue particelle infime ai corpi più grandi, dal granellino di sabbia al sole, dalla cellula vivente primitiva all’uomo, si trova in un processo eterno di nascita e di dispersione, in un flusso incessante, in un movimento e cambiamento perpetuo.

Estendendo questo tratto fondamentale della dialettica allo studio della storia della società, il perpetuo rinnovamento, il “tutto è movimento”, indica che la storia non è fissa, ferma, immutabile e ciò impone che non ci siano società cristallizzate per l’eternità. Ciò empiricamente vero anche per il semplice fatto che da lungo tempo abbiamo superato la società antica e il feudalesimo. Al contrario, la dialettica ci indica come scrive Stalin che

non vi sono più «princìpi immortali» di proprietà privata e di sfruttamento; che non vi sono più «idee eterne» di sottomissione dei contadini ai proprietari fondiari e degli operai ai capitalisti. Ecco perché il regime capitalistico può essere sostituito dal regime socialista, nello stesso modo che il regime capitalistico ha sostituito, un tempo, il regime feudale.

Passiamo al punto 3: la dialettica considera la natura come un insieme di oggetti e fenomeni in movimento ma non casuale e/o lineare, ma come sviluppo che passa da cambiamenti quantitativi insignificanti, minuscoli, latenti, a cambiamenti qualitativi aperti, radicali, esplosivi.

Scrive Stalin che

contrariamente alla metafisica, la dialettica considera il processo di sviluppo, non come un semplice processo di crescenza, nel quale i cambiamenti quantitativi non portano a cambiamenti qualitativi, ma come uno sviluppo che passa da cambiamenti quantitativi insignificanti e latenti a cambiamenti aperti e radicali, a cambiamenti qualitativi: uno sviluppo nel quale i cambiamenti qualitativi non avvengono gradualmente, ma rapidamente, improvvisamente, a salti da uno stato all’altro, e non si operano a caso, ma secondo leggi obbiettive come risultato dell’accumulazione di cambiamenti quantitativi impercettibili e graduali.

Ciò implica che il movimento non è circolare ma a spirale e a salti, non una ripetizione infinita dei fenomeni della natura ma un movimento progressivo, ascendente, a tratti rivoluzionari, da intendersi come passaggio da uno stato qualitativo ad un altro, dal vecchio al nuovo, dal semplice al complesso, dall’inferiore al superiore. Scrive Engels che

la natura è la pietra di paragone della dialettica, e le scienze naturali moderne forniscono, per questa prova, dei materiali che sono straordinariamente ricchi e aumentano di giorno in giorno; esse hanno così dimostrato che, nella natura, in ultima istanza, tutto si compie in modo dialettico e non metafisico, che essa si muove, non in un circolo eternamente identico, che si ripete perpetuamente, ma che essa vive una storia reale. A questo proposito, occorre innanzi tutto ricordare Darwin, che ha inferto un durissimo colpo alla concezione metafisica della natura, dimostrando che il mondo organico intero come esiste oggi, le piante e gli animali, e quindi anche l’uomo, è il prodotto di un processo di sviluppo che dura da milioni di anni.

Estendendo questo tratto fondamentale della dialettica allo studio della storia della società, i cambiamenti quantitativi lenti, insignificanti, indicano passi lenti, all’apparenza storicamente insignificanti mentre i cambiamenti qualitativi, rapidi, bruschi, violenti, indicano passaggi rivoluzionari da società a società, da rapporti sociali di produzione a differenti rapporti sociali di produzione, ovvero da uno stato qualitativo ad un altro, dal vecchio al nuovo. Quindi, scrive Stalin che

il passaggio dai lenti cambiamenti quantitativi a bruschi e rapidi cambiamenti qualitativi è una legge dello sviluppo, ed è chiaro che le rivoluzioni compiute dalle classi oppresse rappresentano un fenomeno assolutamente naturale ed inevitabile. Ecco perché il passaggio dal capitalismo al socialismo e la liberazione della classe operaia dal giogo capitalistico non possono realizzarsi per mezzo di lenti cambiamenti, a mezzo di riforme, ma solo mediante un cambiamento qualitativo del regime capitalistico, con la rivoluzione.

Passiamo al punto 4: la dialettica considera la natura come un insieme di oggetti e fenomeni in movimento e tale movimento è da intendersi come sviluppo cha passa da cambiamenti quantitativi a cambiamenti qualitativi, e il cuore, l’intimo contenuto di questo processo di sviluppo è nell’investigazione e nella interpretazione e risoluzione delle contraddizioni interne agli oggetti e ai fenomeni della natura.

Scrive Stalin che

contrariamente alla metafisica, la dialettica parte dal principio che gli oggetti e i fenomeni della natura implicano delle contraddizioni interne, poiché essi tutti hanno un lato negativo e un lato positivo, un passato e un avvenire, elementi che deperiscono ed elementi che si sviluppano; la lotta tra questi opposti, tra il vecchio e il nuovo, tra ciò che muore e ciò che nasce, tra ciò che deperisce e ciò che si sviluppa, è l’intimo contenuto del processo di sviluppo, il contenuto intimo della trasformazione dei cambiamenti quantitativi in cambiamenti qualitativi.

Ciò implica che lo sviluppo a spirale, ascendente e a salti, che passa da cambiamenti quantitativi a cambiamenti qualitativi e come passaggio da uno stato qualitativo ad un altro, è de facto la sintesi della manifestazione delle contraddizioni dentro i fenomeni e gli oggetti della natura; è la sintesi della lotta tra opposti che agisce sulla base di queste contraddizioni.

Scrive Lenin che

la dialettica, nel senso proprio della parola è lo studio delle contraddizioni nell’essenza stessa delle cose. Lo sviluppo è la «lotta» degli opposti.

Estendendo questo tratto fondamentale della dialettica allo studio della storia della società, il movimento sociale, lo sviluppo sociale si compie attraverso il manifestarsi delle contraddizioni dentro la società la cui risoluzione è la risoluzione del conflitto tra le forze opposte sulla base di queste contraddizioni. Su queste basi, scrive Stalin,

è chiaro che la lotta di classe del proletariato è un fenomeno assolutamente naturale e inevitabile. Ecco perché non bisogna nascondere le contraddizioni del regime capitalistico, ma denunciarle e metterle in evidenza; non bisogna soffocare la lotta di classe, ma condurla fino in fondo.

Passiamo ora al materialismo.

Il materialismo di Marx si basa su tre punti fondamentali:

  • Il materialismo parte dal principio che il mondo è, per sua natura, materiale;
  • Il materialismo parte dal principio che la materia, la natura, l’essere rappresentano una realtà oggettiva, esistente al di fuori e indipendentemente dalla coscienza;
  • Il materialismo parte dal principio che il mondo e le sue leggi sono perfettamente conoscibili.

Iniziamo da punto 1: il materialismo parte dal principio che il mondo è, per sua natura, materiale.

Scrive Stalin che

contrariamente all’idealismo, che considera il mondo come l’incarnazione dell’«idea assoluta», dello «spirito universale», della «coscienza», il materialismo filosofico di Marx parte dal principio che il mondo è, per sua natura, materiale; che i molteplici fenomeni del mondo rappresentano degli aspetti diversi della materia in movimento; che i mutui rapporti e il condizionamento reciproco dei fenomeni accertati col metodo dialettico, costituiscono le leggi necessarie dello sviluppo della materia in movimento; che il mondo si sviluppa secondo le leggi del movimento della materia e non ha bisogno di nessuno «spirito universale».

Su questo punto Engels rimarca che

la concezione materialistica del mondo significa semplicemente la comprensione della natura, quale essa è, senza alcuna aggiunta estranea.

Estendendo questo tratto fondamentale del materialismo allo studio della storia della società e dato che la dialettica ci indica che l’interconnessione, l’interdipendenza tra i fenomeni e gli oggetti della natura rappresentano le leggi fondamentali dello sviluppo della natura stessa e da ciò deriva che tali legami e condizionamenti reciproci nella vita sociale rappresentino delle leggi necessarie dello sviluppo sociale stesso, lo storia delle società, allora, è uno sviluppo necessario della società stessa e non è un insieme di contingenze, di casualità.

Scrive Stalin che

lo studio della storia della società diventa una scienza, [e che], l’attività pratica del partito del proletariato deve basarsi, non già sulle lodevoli aspirazioni delle «individualità eccezionali», né sulle esigenze della «ragione», della «morale universale», ecc., bensì sulle leggi dello sviluppo della società, sullo studio di queste leggi.

Passiamo ora al punto 2: il materialismo parte dal principio che la materia, la natura, l’essere rappresentano una realtà oggettiva, esistente al di fuori e indipendentemente dalla coscienza.

Scrive Stalin che

contrariamente all’idealismo, il quale asserisce che solo la nostra coscienza esiste realmente mentre il mondo materiale, l’essere, la natura esistono solo nella nostra coscienza, sensazioni, rappresentazioni e concetti, il materialismo filosofico marxista parte dal principio che la materia, la natura, l’essere rappresentano una realtà oggettiva, esistente al di fuori e indipendentemente dalla coscienza; che la materia è il primo dato, perché è la fonte delle sensazioni, delle rappresentazioni, della coscienza, mentre la coscienza è il secondo dato, un dato derivato, poiché è il riflesso della materia, il riflesso dell’essere; che il pensiero è un prodotto della materia, quando essa ha raggiunto nel suo sviluppo un alto grado di perfezione; che, cioè, il pensiero è il prodotto del cervello, e il cervello è l’organo del pensiero; che non si può dunque separare il pensiero dalla materia, per non cadere in un errore grossolano.

Su questo punto Engels rimarca che

il quesito supremo di tutta la filosofia è quello del rapporto del pensiero coll’essere, dello spirito con la natura. I filosofi si sono divisi in due grandi campi secondo come rispondevano a tale quesito. I filosofi che affermavano la priorità dello spirito rispetto alla natura, formavano il campo dell’idealismo. Gli altri che affermavano la priorità della natura...appartenevano alle diverse scuole del materialismo.

Continua Engels:

il mondo materiale, percepibile dai sensi, al quale noi stessi apparteniamo, è l’unico mondo reale...La nostra coscienza e il nostro pensiero, per quanto trascendenti essi sembrino, sono semplicemente il prodotto di un organo materiale, corporale, il cervello...La materia non è un prodotto dello spirito, ma lo spirito non è esso stesso che il prodotto supremo della materia.

Scrive, invece, Lenin che

il materialismo ammette in generale che l’essere reale oggettivo (la materia) è indipendente dalla coscienza, dalle sensazioni, dall’esperienza...La coscienza...è solo il riflesso dell’essere e, tutt’al più, un riflesso approssimativamente esatto.

Continua Lenin che

la materia è ciò che, agendo sui nostri organi dei sensi, produce le sensazioni; la materia è una realtà oggettiva, che ci è data dalle sensazioni...la materia, la natura, l’essere, il fisico è il primo dato, mentre lo spirito, la coscienza, la sensazione, lo psichico è il secondo dato.

Estendendo questo tratto fondamentale del materialismo allo studio della storia della società, ne deriva che la vita reale, materiale che si fonda sui rapporti sociali di produzione e sulla schiavitù del salariato, nel capitalismo, è il primo dato e che gli aspetti morali, spirituali, ecc., costituiscono il secondo dato. La vita materiale difatti si basa sui rapporti sociali di produzione la quale è la realtà oggettiva, che esiste indipendentemente dalla volontà degli uomini, mentre la vita spirituale, la sovrastruttura sono riflesso di questa realtà oggettiva. Dice Stalin che

la fonte della vita spirituale della società, l’origine delle idee sociali, delle teorie sociali, delle concezioni politiche, delle istituzioni politiche si deve ricercare, non già nelle idee, teorie, concezioni, istituzioni politiche stesse, bensì nelle condizioni della vita materiale della società, nell’essere sociale, di cui queste idee, teorie, concezioni, ecc. sono il riflesso.

Scrive Marx che

non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma, al contrario, è il loro essere sociale che determina la loro coscienza.

L’implicazione è che il partito degli operai, ovvero il partito marxista-leninista deve fondare la propria azione sulle condizioni reali, materiali determinate da determinati rapporti sociali di produzione e deve guidare la classe operaia alla rottura di tali rapporti di produzione e di proprietà per l’emancipazione materiale, reale della classe sociale stessa.

Passiamo ora al punto 3: il materialismo parte dal principio che il mondo e le sue leggi sono perfettamente conoscibili.

Scrive Stalin che

contrariamente all’idealismo, che nega sia possibile di conoscere il mondo e le sue leggi, che non crede alla validità delle nostre conoscenze, che non riconosce la verità oggettiva e considera il mondo pieno di «cose in sé», le quali non potranno mai essere conosciute dalla scienza, il materialismo filosofico marxista parte dal principio che il mondo e le sue leggi sono perfettamente conoscibili, che la nostra conoscenza delle leggi della natura verificata dall’esperienza, dalla pratica, è una conoscenza valida, che ha il valore di una verità oggettiva; che al mondo non esistono cose inconoscibili, ma solo cose ancora ignote, che saranno scoperte e conosciute grazie alla scienza e alla pratica.

Su questo punto rimarca Engels che

la confutazione più decisiva di questo preconcetto filosofico, come del resto di tutti gli altri, è data dalla pratica, particolarmente dall’esperimento e dall’industria. Se possiamo dimostrare che la nostra comprensione di un dato fenomeno naturale è giusta, creandolo noi stessi, producendolo dalle sue condizioni, e, quel che più conta, facendolo servire ai nostri fini, l’inafferrabile «cosa in sé» di Kant è morta e sepolta. Le sostanze chimiche formatesi nei corpi animali e vegetali, restarono «cosa in sé» fino a che la chimica organica non si mise a prepararle l’una dopo l’altra; in tal modo, la «cosa in sé» si è trasformata in una cosa per noi.

Questo ragionamento implica che la storia della società, lo sviluppo della società è perfettamente conoscibile, valido, difatti Stalin rimarca come

la scienza della storia della società, nonostante tutta la complessità dei fenomeni della vita sociale, può diventare una scienza altrettanto esatta quanto, ad esempio, la biologia, e capace di servirsi delle leggi di sviluppo della società nelle applicazioni della pratica.

E continua:

ecco perché il partito del proletariato, nella sua attività pratica, deve richiamarsi, anzi che a motivi fortuiti, alle leggi di sviluppo della società e alle conclusioni pratiche che derivano da queste leggi. Ecco perché il socialismo, da sogno che era d’un migliore avvenire del genere umano, diventa una scienza. Ecco perché il legame tra la scienza e l’attività pratica, il legame della teoria con la pratica, la loro unità deve diventare, per il partito del proletariato, la stella che guida la sua rotta.   

Il materialismo, quindi, indica come il partito della classe operaia debba basare la sua azione non sugli astratti «princìpi della ragione umana», ma sulle condizioni concrete dei rapporti sociali di produzione, sulle condizioni della vita materiale le quali, nel capitalismo, sono condizioni della vita materiale delle operaie e degli operai. Il partito della classe operaia, il partito marxista-leninista, deve tenere sempre in mente le esigenze dello sviluppo della vita materiale della società, e nel capitalismo tali esigenze si traducono con le esigenze di emancipazione materiale, reale da parte della classe operaia.

Scrive Stalin che

ciò che rende forte e vitale il marxismo-leninismo è che esso basa la sua azione pratica proprio sulle esigenze dello sviluppo della vita materiale della società, non staccandosi mai dalla vita materiale della società.

E nel capitalismo, ciò si traduce nella necessità di non staccarsi mai dalla vita materiale della classe operaia poiché la società capitalistica è un insieme di rapporti sociali di produzione giuridicamente espressa con la proprietà privata dei mezzi di produzione. Naturalmente le idee e le teorie hanno anche una funzione nella vita materiale della società; ciò non si nega.

Continua, infatti, Stalin che

noi abbiamo esposto fin qui soltanto l’origine delle idee e teorie sociali, delle concezioni e istituzioni politiche, il loro sorgere; abbiamo detto che la vita spirituale della società è il riflesso delle condizioni della sua vita materiale. Ma in quanto all’importanza di queste idee e teorie sociali, di queste concezioni e istituzioni politiche, e alla loro funzione nella storia, il materialismo storico è ben lontano dal negarle.

Ciò implica che la teoria calata all’interno di una società ad un certo grado di sviluppo è necessaria per l’emancipazione stessa della classe oppressa.

Dice Marx che

la teoria diventa una forza materiale non appena conquista le masse.

 E ciò è innegabile poiché come riporta Stalin,

per potere agire sulle condizioni della vita materiale della società e affrettare il loro sviluppo e miglioramento, il partito del proletariato si deve appoggiare su di una teoria sociale, su un’idea sociale che esprima in modo giusto le esigenze dello sviluppo della vita materiale della società

ovvero, per potere agire sulle condizioni della vita materiale della società e affrettare il loro sviluppo e miglioramento, il partito della classe operaia, il partito marxista-leninista, si deve appoggiare sulla teoria d’avanguardia marxista-leninista che esprime in modo preciso e giusto le direttrici per permettere alla classe operaia di emancipare se stessa da salariato, e così facendo emancipare il resto dei lavoratori e a seguire tutte le donne e gli uomini. 

 

Ultima modifica ilGiovedì, 16 Maggio 2024 17:54
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