- Scritto da Administrator
- Pubblicato in Teoria
- Letto 1140 volte
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
- Stampa
L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato. La famiglia. Parte IV
di Friedrich Engels
In tutte le forme di famiglia di gruppo è incerto chi sia il padre di un bambino, è certo però chi ne è la madre. Anche se costei chiama tutti i bambini di tutta la famiglia suoi figli, e ha verso di loro doveri di madre, essa tuttavia riconosce sempre i suoi propri figli carnali dagli altri. È quindi chiaro che, fino a quando sussiste il matrimonio di gruppo, solo la discendenza per parte di madre può essere indicata, e quindi solo la linea femminile è riconosciuta.
Questo è in effetti il caso di tutti i popoli appartenenti allo stadio selvaggio e allo stadio inferiore della barbarie. E il secondo grande merito di Bachofen sta appunto nell'aver fatto, per primo, questa scoperta. Egli indica questo riconoscimento esclusivo dell'ordine di discendenza per parte di madre e i rapporti di eredità che col tempo ne derivano, col nome di diritto matriarcale. Questa espressione, che mantengo per amor di brevità, è inesatta poiché in questo stadio della società non si può ancora parlare di diritto nel senso giuridico della parola.
Se prendiamo ora dalla famiglia punalua uno dei due gruppi modello e precisamente quello di una serie di sorelle carnali e di sorelle più lontane (cioè che discendono in primo, secondo o meno stretto grado da sorelle carnali) insieme ai loro figli e ai loro fratelli carnali o più lontani per parte di madre (che secondo il nostro presupposto non sono loro mariti) avremo esattamente la cerchia delle persone che più tardi appaiono come membri d'una gens nella forma primitiva di questa istituzione.
Tutti questi hanno una capostipite comune: per il fatto di discendere da essa, le discendenti di sesso femminile sono, di generazione in generazione, sorelle. I mariti di queste sorelle non possono però più essere i loro fratelli; quindi non possono discendere da questa capostipite, e quindi non rientrano nel gruppo consanguineo, in quella che sarà più tardi la gens. I loro figli, però, rientrano in questo gruppo, essendo la discendenza per parte di madre la sola decisiva, poiché è la sola certa. Dal momento in cui la proscrizione del commercio sessuale tra tutti i fratelli e sorelle e anche tra parenti collaterali più lontani per parte di madre è ormai cosa stabilita, anche il gruppo summenzionato si è trasformato in una gens, si è costituito cioè come una stabile cerchia di consanguinei di linea femminile che non possono sposarsi tra loro, e che, d'ora in poi, andrà sempre più consolidandosi attraverso altre comuni istituzioni di natura sociale e religiosa, differenziandosi dalle altre gentes della stessa tribù.
Più avanti parleremo in particolare di questo argomento. Ma, se noi troviamo non soltanto necessario, ma anche naturale che la gens si sviluppi dalla famiglia punalua, ci è facile ammettere l'esistenza in passato di questa forma familiare come quasi sicura per tutti i popoli presso cui si possono comprovare istituzioni gentilizie, cioè press'a poco tutti i popoli barbari e civili.
Quando Morgan scrisse il suo libro, la nostra conoscenza del matrimonio di gruppo era ancora molto limitata. Qualcosa si sapeva sui matrimoni di gruppo degli australiani organizzati in classi, e inoltre Morgan già dal 1871 aveva pubblicato le notizie a lui pervenute sulla famiglia punalua delle Hawai. La famiglia punalua forniva, da una parte, la spiegazione completa del sistema di parentela vigente tra gli Indiani d'America; sistema che era stato il punto di partenza di tutte le sue indagini; essa formava d'altra parte il saldo punto di partenza per la derivazione della gens matriarcale, e rappresentava, infine, un ben più alto grado di sviluppo rispetto alle classi australiane. Era perciò comprensibile che Morgan concepisse la famiglia punalua come il grado di sviluppo necessariamente antecedente al matrimonio di coppia e le attribuisse una diffusione generale nelle epoche precedenti. Dopo di allora abbiamo conosciuto una serie di altre forme di matrimoni di gruppo e sappiamo adesso che Morgan, in questo caso, si spinse troppo in là. Ma egli ebbe tuttavia la fortuna di imbattersi con la sua famiglia punalua nella forma più alta, classica, del matrimonio di gruppo; e in quella forma grazie alla quale si chiarisce nel più semplice dei modi il passaggio ad una forma superiore.
L'arricchimento più sostanziale delle nostre cognizioni sul matrimonio di gruppo lo dobbiamo al missionario inglese Lorimer Fison, che per anni studiò questa forma familiare nella sua sede classica, l'Australia. Lo stadio di sviluppo più basso lo trovò tra i negri australiani del monte Gambier, nell'Australia meridionale. Qui l'intera tribú è divisa in grandi classi: Kroki e Kumiti. Il commercio sessuale nell'interno di ciascuna di queste classi è severamente proibito; invece, ogni uomo di una classe è per nascita il consorte di ogni donna dell'altra classe, e costei è la sua consorte per nascita. Non gli individui, ma i gruppi interi sono sposati tra loro, classe con classe. È da notar bene che qui non vien fatta in nessun luogo riserva di sorta per differenza di età o per speciali consanguineità, se si eccettua l'unica riserva condizionata dalla scissione della tribù in due classi esogame.
Un Kroki ha per legittima consorte ogni donna kumita; ma, poiché la propria figlia, in quanto nata da una Kumita, secondo il diritto matriarcale è del pari una Kumita, per nascita essa è perciò la moglie di ogni Kroki, e quindi anche del proprio padre. Per lo meno l'organizzazione in classi, così come ci si presenta, non frappone a ciò impedimenti di sorta. Dunque, o questa organizzazione è sorta in un tempo in cui, nonostante ogni oscuro impulso a limitare l'unione tra consanguinei, nel commercio sessuale tra genitori e figli ancora non si trovava nulla di così particolarmente orribile, ed allora il sistema di classi sarebbe direttamente sorto da uno stato in cui vige la promiscuità; o invece il commercio tra genitori e figli era già vietato rigorosamente dal costume quando sorsero le classi, ed allora lo stato di cose di quel tempo rimanda alla famiglia consanguinea e rappresenta il primo passo fuori di essa. L'ultima ipotesi è la più verosimile. Di esempi di rapporto coniugale tra genitori e figli, per quanto io ne sappia, in Australia non se ne trova traccia, ed anche la forma successiva dell'esogamia, la gens matriarcale, presuppone di regola, tacitamente, il divieto di questo rapporto come cosa già esistente al tempo della sua fondazione.
Il sistema delle due classi lo si trova, oltre che sul monte Gambier nell'Australia meridionale, anche più ad oriente, sulle rive del fiume Darling, a nord-est, nel Queensland: esso è dunque largamente diffuso. Esso esclude soltanto le nozze tra fratelli e sorelle, tra figli di un fratello e tra figli di una sorella per parte di madre poiché costoro appartengono alla medesima classe; i figli di una sorella invece, e i figli di un fratello, possono sposarsi tra loro.
Un ulteriore passo avanti per impedire le unioni tra consanguinei lo troviamo tra i Kamilaroi delle rive del fiume Darling nella Nuova Galles del Sud, dove le due classi originarie si sono divise in quattro e ognuna di queste quattro classi in blocco è del pari sposata ad un'altra determinata classe. Le due prime classi sono, per natura, spose tra loro; a seconda che la madre apparteneva alla prima o alla seconda, i figli toccano alla terza o alla quarta; figli appartenenti a queste due classi parimenti sposate tra loro, rientrano a loro volta nella prima o nella seconda classe. Cosicché, sempre una generazione appartiene alla prima e alla seconda classe, la seguente alla terza e alla quarta e la susseguente di nuovo alla prima e alla seconda classe. Ne consegue che i figli di fratelli e sorelle (per parte di madre) non possono essere marito e moglie, ma possono però esserlo i nipoti di fratelli e sorelle. Questo ordinamento particolarmente complicato, si fa ancora più intricato per l'innesto, in ogni modo posteriore, di gentes matriarcali; ma non possiamo qui inoltrarci nella questione. Si vede appunto che la spinta ad evitare l'incesto acquista sempre maggiore validità, ma procedendo assolutamente a tastoni ed in modo primitivo senza chiara coscienza del fine.
Il matrimonio di gruppo che qui in Australia è ancora un matrimonio a classi, uno stato matrimoniale di massa di un'intera classe di uomini, disseminata spesso sulla superficie dell'intero continente, con una classe di donne altrettanto diffusa, questo matrimonio di gruppo, guardato da vicino, non sembra così orribile come invece appare alle fantasie filistee abituate al regime del bordello. Al contrario, ci son voluti lunghi anni perché se ne sospettasse soltanto l'esistenza, la quale poi molto recentemente viene di nuovo contestata. All'osservatore superficiale questo sistema si presenta come monogamia alquanto rilassata e in qualche punto come poligamia accompagnata da occasionale infedeltà. Bisogna dedicare anni a questo studio, come hanno fatto Fison e Howitt, per scoprire in questi rapporti matrimoniali, che nella loro prassi sembrano piuttosto familiari al comune europeo, la legge che li regola, la legge, per cui lo straniero negro australiano, lontano migliaia di chilometri dalle sue contrade, tra gente di lingua a lui incomprensibile, tuttavia, non di rado, di accampamento in accampamento, di tribù in tribù trova delle donne disposte alle sue voglie senza riluttanza e di buon grado; la legge per la quale colui che possiede molte donne ne cede una per la notte al suo ospite.
Dunque, dove l'europeo vede immoralità e mancanza di una legge, nei fatti domina una legge rigorosa. Le donne appartengono alla classe matrimoniale dello straniero e sono perciò sue spose per nascita. La stessa legge morale che assegna la donna allo straniero e viceversa, proibisce, sotto pena di proscrizione, ogni commercio sessuale al di fuori delle classi matrimoniali di reciproca pertinenza. Anche dove le donne vengono sottratte mediante ratto, cosa di uso frequente e in certe contrade regolare, la legge di classe viene accuratamente rispettata.
Nel ratto di donne, del resto, affiora già qui una traccia del passaggio alla monogamia per lo meno nella forma di matrimonio di coppia. Se un giovane ha portato via, mediante ratto, una ragazza con l'aiuto dei suoi amici, essa viene posseduta da tutti costoro uno dopo l'altro, ma alla fine viene considerata moglie dell'organizzatore del ratto. E al contrario, se la donna rapita sfugge all'uomo e viene raccolta da un altro, diventa la moglie di quest'ultimo ed il primo ha perduto il suo privilegio.
Accanto e all'interno del matrimonio di gruppo che continua, in linea generale, a sussistere, si formano condizioni di esclusività, unioni di coppia di più o meno lunga durata accanto alla poligamia, cosicché il matrimonio di gruppo anche qui sta per morire e ci si domanda solo se, sotto l'influsso europeo, scomparirà per primo il matrimonio di gruppo o i negri dell'Australia che lo praticano.
Il matrimonio per intere classi, quale domina in Australia, è in ogni modo una forma originaria, assai rudimentale e primitiva, del matrimonio di gruppo, mentre la famiglia punalua, per quel che ci consta, rappresenta il più alto stadio di sviluppo di essa. Il primo appare come la forma corrispondente alla condizione sociale dei selvaggi ancora nomadi, la seconda presuppone colonie di comunità comunistiche, già relativamente salde, e conduce direttamente allo stadio di sviluppo immediatamente superiore. Tra questi due troveremo sicuramente ancora qualche stadio intermedio. Abbiamo così davanti a noi un campo di ricerche finora soltanto iniziato nel quale appena ora si muovono i primi passi.