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Opportunismo contro marxismo, e la guerra imperialista

di Manuel Santoro

In questa lezione, parte dei seminari “Incontro con Lenin”, discuteremo di alcuni scritti di Lenin pubblicati tra il 1914 e il 1915. Nel volume 21 delle Opere complete potrete studiare i testi che vi esporrò, iniziando da “I compiti della socialdemocrazia rivoluzionaria nella guerra europea” il quale riporta tesi scritte da Lenin stesso nell’agosto del 1914 quando egli giunse a Berna. 

Video-lezione disponibile sul canale YouTube della Scuola Rossa: https://youtu.be/7GtschVsRyI?si=sdA3Jgcq_qXoFAl8

Come riportato nelle note al testo:

Queste tesi furono discusse alla conferenza del gruppo bolscevico di Berna tra il 24 e il 26 agosto (6-8 settembre); furono approvate e inviate, come risoluzione del gruppo, alle altre sezioni bolsceviche all'estero. Per motivi di vigilanza la copia trascritta dalla Krupskaia porta l’annotazione: «Copia di un appello pubblicato in Danimarca».

Le tesi furono inviate clandestinamente in Russia per essere discusse dai membri del Comitato centrale del partito ivi residenti, dalle organizzazioni del partito e dal gruppo bolscevico alla Duma. Quando apprese che le tesi erano state approvate in Russia, Lenin le rimaneggiò per farne un manifesto del Comitato centrale del POSDR: La guerra e la socialdemocrazia russa.

Quindi, il testo “I compiti della socialdemocrazia rivoluzionaria nella guerra europea” sono tesi che Lenin riprese, rimaneggiò ampliandole, e pubblicò con il titolo “La guerra e la socialdemocrazia russa” e portano la firma del Comitato Centrale del Partito Operaio Socialdemocratico Russo.

Nella nostra discussione mergeremo i due testi, il secondo la rielaborazione del primo, in modo tale da dare una visione completa del pensiero di Lenin in quel periodo storico. Naturalmente qui la questione centrale è la guerra, la guerra imperialista e borghese. Siamo dopotutto nel 1914.

Scrive Lenin:

la guerra europea, preparata durante decenni dai governi e dai partiti borghesi di tutti i paesi, è scoppiata.

Aver studiato il testo L’imperialismo, fase suprema del capitalismo vi permetterà di comprendere bene gli aspetti strutturali, economici di ciò che Lenin espone in questi suoi scritti. Se non lo avete fatto, potete andare a vedere il nostro piano di studi.

Continua Lenin:

La guerra europea e mondiale presenta un ben definito carattere di guerra borghese, imperialista, dinastica. La lotta per i mercati e per la rapina dei paesi stranieri, la volontà di stroncare il movimento rivoluzionario del proletariato e della democrazia all’interno dei singoli paesi, il tentativo d’ingannare, di dividere e di decimare i proletari di tutti i paesi aizzando gli schiavi salariati di una nazione contro quelli dell’altra a vantaggio della borghesia: questo è il solo contenuto reale, il solo reale significato della guerra.

È evidente come nella fase suprema del capitalismo, ovvero nell’imperialismo, le oligarchie finanziarie e monopolistiche cerchino di battere le concorrenti di altri paesi, in questa fase dell’imperialismo, e l’unico strumento, oltre alle crisi economiche e commerciale, è la guerra. Guerra che però non viene combattuta dalle classi dominanti ma dalle classi oppresse. In altri termini, le classi dominanti, le oligarchie finanziarie e imperialistiche dei diversi paesi calano a livello politico i loro desiderata di conquista e arricchimento, e la politica manda al macero, in guerra, le diverse classi oppresse dei diversi paesi. Sono i lavoratori, non i proprietari dei mezzi di produzione ad andare in guerra. Ma la guerra ha anche un’altra valenza, legata certamente alla prima. Distrarre le classi operaie, le categorie dei lavoratori e dei contadini, degli oppressi dalla lotta di classe interna al paese. La guerra è anche lo strumento che consente alle classi dominanti nazionali in questo caso di sopravvivere e soffocare la lotta di classe grazie all’uccisione di centinaia di migliaia di lavoratori che muoiono sotto le armi.   

Scrive difatti Lenin:

L'aumento degli armamenti, l’estremo inasprimento della lotta per i mercati nella nuova fase imperialistica di sviluppo del capitalismo nei paesi più avanzati, gli interessi dinastici delle monarchie più arretrate dell'Europa orientale dovevano inevitabilmente condurre, e hanno condotto, a questa guerra.

Conquistare territori o asservire nazioni straniere, mandare in rovina le nazioni concorrenti e depredarne le ricchezze, deviare l’attenzione delle masse lavoratrici dalla crisi politica interna in Russia, in Germania, in Inghilterra e in altri paesi, scindere le masse lavoratrici, abbindolarle mediante l’inganno nazionalistico e distruggerne l’avanguardia allo scopo di indebolire il movimento rivoluzionario del proletariato, ecco l’unico effettivo contenuto, il significato e la portata della guerra attuale.

Diamo ora un po’ di contesto a questi eventi.

Scrive la commissione del comitato centrale del partito comunista bolscevico dell’Unione Sovietica:

La guerra l’avevano preparata soprattutto, da un lato, la Germania e l’Austria, dall’altro, la Francia, l’Inghilterra e la Russia che dipendeva da questi due ultimi paesi. Nel 1907, si era costituita la Triplice Intesa, o Intesa, che era un’alleanza tra l’Inghilterra, la Francia e la Russia. La Germania, l’Austria-Ungheria e l’Italia rappresentavano l’altro blocco imperialista, da cui, all’inizio della guerra, l’Italia usciva per raggiungere, in seguito, l’Intesa. La Germania e l’Austria-Ungheria erano sostenute dalla Bulgaria e dalla Turchia.

Continua la commissione:

Preparandosi alla guerra imperialistica, la Germania voleva strappare le colonie all’Inghilterra e alla Francia, e l’Ucraina, la Polonia e le regioni del Baltico alla Russia.

L’Inghilterra temeva lo sviluppo della flotta da guerra tedesca.

L’Inghilterra voleva la guerra per battere la Germania, pericoloso concorrente, le cui merci, prima della guerra, battevano sempre più quelle inglesi sul mercato mondiale.

Inoltre, l’Inghilterra intendeva strappare la Mesopotamia e la Palestina alla Turchia e stabilirsi saldamente in Egitto.

La Russia dello zar voleva smembrare la Turchia, sognava la conquista di Costantinopoli e dei Dardanelli, lo stretto che congiunge il Mar Nero al Mediterraneo. Nei piani del governo zarista, c’era anche la conquista di una parte dell’Austria-Ungheria, la Galizia.

I capitalisti francesi volevano togliere alla Germania il bacino della Saar, l’Alsazia e la Lorena, ricche di carbone e di ferro. L’Alsazia e la Lorena erano state strappate dalla Germania alla Francia nella guerra del 1870-1871.

Questi erano i profondi antagonismi che dividevano i due gruppi di Stati capitalistici ed avevano portato alla guerra imperialistica.

A questa guerra di rapina per la spartizione del mondo erano interessati tutti i paesi imperialistici; vi parteciparono perciò, in seguito, anche il Giappone, gli Stati Uniti d’America e molti altri Stati.

La guerra divenne mondiale.

Conclude la commissione:

La guerra imperialistica era stata preparata dalla borghesia nel più profondo segreto, all’insaputa dei popoli. Quando scoppiò, ogni governo imperialista si diede a provare di non essere l’aggressore, bensì la vittima dell’aggressore. La borghesia ingannava il popolo, nascondendo i veri motivi della guerra e il suo carattere imperialistico, il suo carattere brigantesco. Ogni governo imperialista proclamò che faceva la guerra per la difesa della patria.

E qui introduciamo la II Internazionale, ovvero, scrive la commissione:

Gli opportunisti della II Internazionale aiutarono la borghesia nell’ingannare il popolo. I socialdemocratici della II Internazionale tradirono vilmente la bandiera del socialismo, la bandiera della solidarietà internazionale del proletariato. Lungi dall’insorgere contro la guerra, aiutarono la borghesia ad aizzare gli uni contro gli altri gli operai e i contadini degli Stati belligeranti, invocando la difesa della patria.

La borghesia tedesca, quindi, aveva nel mirino l’Ucraina, la Polonia e le regioni del Baltico. E Lenin, nello scritto “La guerra e la socialdemocrazia russa” scrive che a capo di uno dei gruppi belligeranti vi era la borghesia tedesca,

la quale inganna la classe operaia e le masse lavoratrici affermando di condurre la guerra per la difesa della patria, della libertà e della civiltà, per la liberazione dei popoli oppressi dallo zarismo per l’abbattimento dello zarismo reazionario. Ma, in realtà, proprio questa borghesia, servile dinanzi agli junker prussiani che hanno alla loro testa Guglielmo II, è sempre stata alleata fedele dello zarismo e nemica del movimento rivoluzionario degli operai e dei contadini russi.

In realtà, questa borghesia [continua Lenin], indipendentemente dall'esito della guerra, farà tutti gli sforzi, assieme agli junker, per sostenere la monarchia zarista contro la rivoluzione in Russia.

Quindi, da una parte vi è il desiderio di rapina tramite la guerra, dall’altra la necessità di soffocare il movimento rivoluzionario.

L’altro blocco delle nazioni in guerra è composto da Inghilterra e Francia, le cui classi dominanti, scrive Lenin,

ingannano la classe operaia e le masse lavoratrici affermando che conducono la guerra per la patria, la libertà e la civiltà, contro il militarismo e il dispotismo della Germania.

Ma in realtà già da molto tempo queste borghesie avevano assoldato coi loro miliardi l’esercito dello zarismo russo, della monarchia più reazionaria e barbara dell’Europa, preparandolo all’aggressione contro la Germania.

Conflitto, quindi, tra blocchi imperialistici, guidato e diretto dalle rispettive classi dominanti per la rapina e l’arricchimento, le cui classi politiche eseguono gli ordini mandando al macero le classi lavoratrici dei diversi paesi. Ciò consente certamente la possibilità di rapinare l’avversario ma consente anche la distruzione del movimento operaio e contadino rivoluzionario (sono operai e contadini, lavoratori insomma ad andare in guerra) e, di conseguenza, lo svuotamento della prospettiva rivoluzionaria. Dato che ciò succede in tutte le guerre, sosteniamo che ciò sia una delle più importanti motivazioni per la vittoria della controrivoluzione nell’Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale considerando la morte di 26 milioni di sovietici di cui 4 milioni di comunisti coscienti…la crema della classe operaia e contadina del paese in quel frangente storico.

Naturalmente, se nella società socialista sovietica la difesa della patria è difesa delle conquiste della classe operaia e delle classi sociali alleate, ed è quindi difesa di se stessi in quanto classe dominante e difesa della rivoluzione socialista stessa, nelle società capitalistiche la difesa della patria è difesa del dominio dei capitalisti, degli imperialisti ed è quindi una parola d’ordine truffaldina per le classi operaie e lavoratrici.

Scrive difatti Lenin che:

per ingannare il proletariato e distogliere la sua attenzione dall’unica guerra effettivamente liberatrice, vale a dire dalla guerra civile contro la borghesia del «proprio» paese e dei paesi «stranieri», per questo alto scopo la borghesia di ogni paese tenta di esaltare, con frasi menzognere sul patriottismo, il significato della «propria» guerra nazionale e vuole far credere che si sforza di vincere il nemico, non per spogliarlo e occuparne il territorio, ma per «liberare» tutti gli altri popoli, eccettuato il proprio.

Ma con quanto più zelo il governo e la borghesia di tutti i paesi tentano di dividere i proletari aizzandoli gli uni contro gli altri, …, tanto più improrogabile diviene il dovere del proletariato cosciente di difendere la sua unità di classe, il suo internazionalismo, le sue concezioni socialiste contro il baccanale dello sciovinismo della cricca borghese «patriottica» di tutti i paesi. Sottrarsi a questo compito significherebbe, per gli operai coscienti, rinunciare a tutte le loro aspirazioni alla libertà e alla democrazia, per non parlare della rinuncia alle loro aspirazioni socialiste.

Ed è proprio nella rinuncia di queste aspirazioni da parte dei partiti comunisti (o socialdemocratici in quel periodo) che sta il tradimento delle aspirazioni della classe operaia. In altre parole, i partiti che dovrebbero essere il reparto più cosciente, educato e organizzato delle classi operaie nazionali hanno tradito le aspettative degli operai stessi accasandosi comodamente nella retorica imperialistica. Qui entra in gioco la fine della II Internazionale.

Scrive chiaramente Lenin, difatti, ed era fine 1914 (ottobre-novembre) che

bisogna constatare con profonda amarezza che i partiti socialisti dei principali paesi europei non hanno adempiuto questo compito e che la condotta dei capi di questi partiti — particolarmente del partito tedesco — confina con l'aperto tradimento della causa del socialismo.

Ciò perché il partito socialdemocratico tedesco, il partito più forte e importante della II internazionale, vota il bilancio di guerra e riprende le parole d’ordine della borghesia tedesca, e ciò è un aperto tradimento del socialismo. In parole chiare, Lenin dichiara che

il comportamento dei capi del Partito socialdemocratico tedesco non può essere giustificato in nessun caso, neppure supponendo che questo partito sia estremamente debole e si trovi nella necessità di sottomettersi temporaneamente alla volontà della maggioranza borghese della nazione. In realtà questo partito fa oggi una politica nazional-liberale.

Idem per la condotta dei partiti socialisti belga e francese.

Il crimine contro la prospettiva socialista è nell’aver dirottato le rispettive classi operaie tra le braccia delle borghesie nazionali, ovvero di aver invitato le corrispondenti classi operaie a identificare le proprie posizioni politiche con quelle dei governi imperialisti.

Scrive Lenin:

I capi dell’Internazionale hanno tradito il socialismo votando i crediti di guerra, ripetendo le parole d'ordine scioviniste («patriottiche») della borghesia dei «loro» paesi, giustificando e difendendo la guerra, entrando nei ministeri borghesi dei paesi belligeranti, ecc. ecc. I più influenti capi socialisti e i più influenti organi della stampa socialista dell’Europa odierna si mettono da un punto di vista sciovinista borghese e liberale, e niente affatto socialista. La responsabilità di questo oltraggio al socialismo ricade innanzitutto sui socialdemocratici tedeschi, i quali erano il partito più forte e più influente della II Internazionale. Ma non si possono nemmeno giustificare i socialisti francesi, i quali hanno accettato dei posti ministeriali nel governo di quella stessa borghesia che tradì la sua patria e si accordò con Bismarck per schiacciare la Comune.

Ed è qui il nocciolo della questione, ovvero la scissione che avviene tra marxismo e riformismo. Tra la prospettiva di un partito marxista che Lenin guiderà sino alla rivoluzione socialista e che ha la classe operaia alla testa, e la deriva dei diversi partiti socialdemocratici europei che alla spicciolata entrano nel campo borghese dimenticando e rinnegando nel tempo parole d’ordine quali “rivoluzione socialista”, “dittatura del proletariato”, e così via.

Ma il sevizio peggiore al proletariato, scrive Lenin, lo rendono quegli individui che oscillano tra l’opportunismo e la socialdemocrazia rivoluzionaria. Ovvero coloro che non sono chiaramente nel campo avverso, che andrà delineandosi come riformista e quindi antimarxista, ma che magari rimangono nel campo comunista, rivoluzionario, marxista con tanti, troppi dubbi. Questi sono coloro che tenderanno alla controrivoluzione; sono i futuri agenti borghesi nel movimento operaio (i.e. Trotsky, Kamenev, Zinoviev, Bucharin, ecc., solo per menzionare la Russia).  

Scrive Lenin:

gli opportunisti hanno sabotato le risoluzioni dei congressi di Stoccarda, Copenaghen e Basilea, le quali impegnavano i socialisti di tutti i paesi a lottare contro lo sciovinismo in ogni qualsiasi condizione, a rispondere con una più intensa propaganda per la guerra civile e per la rivoluzione sociale a ogni guerra iniziata dalla borghesia e dai governi.

Tornando ai partiti della II internazionale, questi partiti, come rimarca Lenin, ripudiano la rivoluzione socialista sostituendola con il riformismo borghese, ripudiano la lotta di classe e la sua inevitabile trasformazione, in determinati momenti, in guerra civile, e predicano la collaborazione fra le classi; predicano lo sciovinismo borghese sotto l’aspetto del patriottismo e della difesa della patria e ignorano o negano la verità fondamentale del socialismo, esposta già nel Manifesto del partito comunista, cioè che gli operai non hanno patria.

Questo attacco di Lenin, e di conseguenza, questo suo giusto allontanamento dalle posizioni piccolo-borghesi dei partiti socialdemocratici europei, ad iniziare da quello tedesco, doveva smorzare e definitivamente annullare qualsiasi prospettiva rivoluzionaria in Europa, iniziando dalla Germania, ma d’altro canto, indirizzare più chiaramente la prospettiva bolscevica rivoluzionaria in Russia. È proprio grazie al partito bolscevico che si ebbe la rivoluzione socialista in Russia, non di certo grazie ai menscevichi e ai socialisti-rivoluzionari, i quali erano con i bianchi e contrastarono con tutte le loro forze la prospettiva socialista in Russia. Nel 1914, però, la guerra era però un ostacolo.

Scrive Lenin

Nel nostro paese il movimento rivoluzionario contro lo zarismo ha avuto negli ultimi anni un’enorme estensione, e la classe operaia russa è sempre stata alla testa di questo movimento. Il proletariato russo non si arrestava dinanzi a nessun sacrificio pur di liberare l’umanità, dall’ignominia della monarchia zarista. Ma dobbiamo dire che se qualche cosa può, sotto certe condizioni, rinviare la fine dello zarismo, se qualche cosa può aiutarlo nella lotta contro tutta la democrazia russa, ciò è appunto la guerra attuale che ha messo a servizio dei fini reazionari dello zarismo l’oro delle borghesie inglese, francese e russa. E se qualche cosa può rendere più difficile la lotta rivoluzionaria della classe operaia russa contro lo zarismo, ciò è proprio la condotta dei capi della socialdemocrazia tedesca e austriaca che la stampa sciovinista russa non cessa di presentarci come esempio.

Il nostro partito, [continua Lenin], ha già subito e subirà ancora immense perdite a causa della guerra. Tutta la nostra stampa legale è stata distrutta, la maggior parte dei sindacati sono stati sciolti, gran numero dei nostri compagni sono in carcere o deportati.

Il compito della socialdemocrazia di ogni paese dev'essere prima di tutto la lotta contro lo sciovinismo nel proprio paese. In Russia, tutto il liberalismo borghese («cadetti» e una parte dei populisti) inclusi i socialisti-rivoluzionari e i socialdemocratici di destra, sono caduti nello sciovinismo.

Ultima modifica ilDomenica, 31 Marzo 2024 10:29
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