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Merci: valori, tempo di lavoro sociale e forze produttive
di Manuel Santoro
Ci eravamo lasciati la scorsa volta con la considerazione che il valore di una merce è determinato dalla quantità di tempo di lavoro necessario alla sua produzione; che merci qualitativamente differenti hanno lo stesso valore, sono quindi equivalenti, se sono cristallizzazione di uguali quantità di tempo di lavoro medio. Inoltre, avevamo concluso dicendo che tutta la nostra disamina del valore di una merce non si lega al salario, come affermato da Weston e da altri. [Vedi la video-lezione qui: https://youtu.be/0Pmi-Iu0vcU]
Ripartiamo dall’esempio di Marx il quale considera il grano e l’oro in quanto merci e afferma, come avevamo concluso la settimana scorsa, il seguente: “supponiamo dunque che un quarter di grano e un'oncia d'oro posseggano lo stesso valore, cioè siano equivalenti, perché sono la cristallizzazione di uguali quantità di lavoro medio, perché rappresentano tanti giorni o tante settimane di lavoro fissato in ognuno di essi. Determinando in questo modo i valori relativi dell'oro e del grano, ci riferiamo noi, in un modo qualunque, ai salari degli operai agricoli o dei minatori? Menomamente.”
Difatti “i salari possono essere stati molto diversi. L'operaio il cui lavoro è incorporato in un quarter di grano, può averne ricevuto soltanto due bushel, mentre l'operaio occupato nella miniera può aver ricevuto la metà della oncia d'oro.”
Ciò che è il limite superiore per i salari è comunque il valore della merce. I salari dei produttori non possono superare il valore della merce che essi producono; possono essere più bassi ma non sotto il limite legato alla soddisfazione dei bisogni per la vita e la riproduzione in quanto classe.
La relazione tra i salari e i valori delle merci è quindi la relazione tra il salario che può essere qualsiasi variabile che permetta la sopravvivenza della classe operaia e non superi il valore della merce prodotta; ma il valore della merce prodotta non è legata affatto a quanto salario prende il lavoratore.
Nell’esempio di Marx del grano e dell’oro, i valori relativi del grano e dell'oro vengono fissati senza tenere conto del valore della forza-lavoro impiegato in essi, cioè dei salari.
Quando consideriamo il valore di una merce, consideriamo non solo la quantità di tempo di lavoro usato nell’ultimo passaggio della produzione, ma anche le quantità di lavoro anteriormente compiute e incorporate nel lavoro accumulato usato per la produzione. Quindi oltre alla quantità di tempo di lavoro usato per la produzione dell’abito, dobbiamo considerare la quantità di tempo di lavoro usato per la produzione delle materie prime, gli strumenti del lavoro, le macchine, le materie ausiliarie, ecc.
Come esempio Marx riporta che “il valore di una certa quantità di filati di cotone è la cristallizzazione della quantità di lavoro che è stato aggiunta al cotone durante il processo di filatura, della quantità di lavoro già precedentemente realizzata nel cotone stesso, della quantità di lavoro incorporata nel carbone, negli oli e nelle altre sostanze ausiliarie impiegate, e della quantità di lavoro fissata nella macchina a vapore, nei fusi, nell'edificio della fabbrica, e così via.”
Abbiamo già introdotto nelle lezioni precedenti e qui lo ripetiamo che “i mezzi di produzione in quanto lavoro accumulato sono valori precedentemente generati. Il tempo di lavoro necessario per la produzione dei valori d’uso che andranno ad essere consumati nel nuovo processo produttivo, costituiscono una parte del tempo di lavoro necessario per la produzione del nuovo valore d’uso. In altre parole, il tempo di lavoro necessario per la produzione del cotone, della filatrice e di ciò che serve per la produzione del filo, costituisce una parte del tempo di lavoro necessario per la produzione del filo stesso. Che, a sua volta, costituisce una parte del tempo di lavoro necessario per la produzione del tessuto.”
Quando trattiamo del lavoro, abbiamo anticipato che trattiamo di lavoro sociale e ciò non indica lavoro individuale ma quantità di lavoro necessaria per la produzione in un determinato stato sociale, in determinate condizioni sociali medie di produzione, con una determinata intensità media sociale e una determinata abilità media del lavoro impiegato. Ciò è importante poiché se si è a un determinato grado di sviluppo delle forze produttive, e a un certo stato dei rapporti sociali di produzione, e di conseguenza della società, la quantità di tempo di lavoro necessaria per la produzione di una merce è da intendersi con questo grado di sviluppo.
Scrive Marx che “quando diciamo che il valore di una merce è determinato dalla quantità di lavoro in essa incorporata o cristallizzata, intendiamo la quantità di lavoro necessaria per la sua produzione in un determinato stato sociale, in determinate condizioni sociali medie di produzione, con una determinata intensità media sociale e una determinata abilità media del lavoro impiegato.”
Di conseguenza, la quantità di tempo di lavoro socialmente necessaria per la produzione di una merce determina il valore di scambio della merce stessa, e ogni aumento o diminuzione della quantità di tempo di lavoro necessaria per la produzione aumenta o diminuisce il valore di scambio di tale merce.
La quantità di tempo di lavoro necessaria varia naturalmente con il variare del grado di sviluppo delle forze produttive. Più aumenta il grado di sviluppo delle forze produttive che entrano i processi di produzione, più merci vengono prodotte a parità di quantità di tempo di lavoro, minore sarebbe la quantità di tempo di lavoro necessaria alla produzione di una determinata quantità di merce e di conseguenza minore sarebbe il suo valore. Il contrario avviene con una diminuzione del grado di sviluppo delle forze produttive.
Nei due casi riportiamo esempi di Marx. Se, per esempio, in seguito all'aumento della popolazione si rendesse necessario coltivare terreno meno fertile, la stessa quantità di produzione si potrebbe ottenere solo con l'impiego di una maggiore quantità di lavoro, di tempo di lavoro, e perciò il valore dei prodotti agricoli aumenterebbe. D'altra parte, è chiaro che se nel corso di una giornata di lavoro di un solo filatore, con l'aiuto dei moderni mezzi di produzione, trasforma in filo una quantità di cotone mille volte superiore a quanto egli poteva filare prima con il relativo strumento a mano, ogni singola libbra di cotone assorbirà un lavoro di filatura mille volte inferiore a quello di prima, e perciò il valore aggiunto a ogni libbra di cotone con la filatura sarà mille volte minore di prima. Il valore del filo cadrà in misura corrispondente.
I valori delle merci sono direttamente proporzionali alla quantità di tempo di lavoro impiegato per la produzione di esse, e inversamente proporzionale al grado di sviluppo delle forze produttive impiegate.
Vediamo ora il prezzo il quale è prima di tutto l’espressione monetaria del valore. Nel caso specifico riportato da Marx, consideriamo che i valori delle merci vengano espresse in prezzi-oro oppure in prezzi-argento. L’oro e l’argento sono naturalmente merci e ciò indica che il loro valore è determinato dalla quantità di tempo di lavoro necessaria ad estrarre tali valori d’uso. Lo scambio, quindi, tra la merce filo il cui valore espresso monetariamente in oro e la merce oro, è lo scambio tra una determinata quantità di tempo di lavoro e un’altra determinata quantità di tempo di lavoro. Esprimiamo i valori di tutte le merci in termini di oro oppure argento. Ciò implica esprimere i valori di tutte le merci in termini di una forma di valore indipendente e omogenea, ovvero di “uguale lavoro sociale”.
Il prezzo in quanto espressione monetaria del valore è il prezzo naturale.
Quale è il rapporto tra prezzo naturale e prezzo di mercato? In altre parole, la differenza tra il valore della merce espressa in moneta che sarebbe la quantità di tempo di lavoro necessaria alla produzione della merce, in moneta, e il prezzo di mercato?
In media il prezzo di mercato coincide con il prezzo naturale, ovvero al netto delle oscillazioni che possono avvenire a causa della domanda e dell’offerta, il prezzo di mercato della merce è il prezzo naturale. Il prezzo di mercato esprime soltanto la quantità media di lavoro sociale necessario, in condizioni medie di produzione, per fornire al mercato una certa quantità di un determinato articolo.
Scrive Adam Smith, che Marx riprende: "Il prezzo naturale è, in un certo senso, il centro attorno al quale gravitano continuamente i prezzi di tutte le merci. Diverse circostanze possono talvolta tenerli molto più alti, talvolta spingerli alquanto più in basso. Ma quali che possano essere gli ostacoli che impediscono loro di fissarsi su questo punto medio di calma e di stabilità, essi tendono costantemente ad esso."
In media, e nel lungo periodo, domanda e offerta tendono all’equilibrio, e ciò implica che i prezzi di mercato delle merci tendono ai prezzi naturali, ovvero ai valori, ovvero alla quantità di tempo di lavoro necessaria alla loro produzione. I periodi in cui avviene una compensazione domanda-offerta dipende dalla tipologia di merce.