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Sulla produzione e distribuzione sociale
di Manuel Santoro
Nel precedente editoriale dal titolo “Il legame tra i rapporti di distribuzione e i rapporti di produzione” avevamo affermato che il “socialismo volgare ha volutamente certificato, in un certo qual modo, la scissione radicale tra la produzione e la distribuzione, relegando il concetto di socialismo, che in tal modo diventa revisionismo e riformismo, all’interno del modo di distribuzione, dimenticando assolutamente la questione della produzione.” [1]
Tale modo di distribuzione, che qui abbiamo considerato, è successivo alla produzione ed è, quindi, la distribuzione delle merci prodotte, della “ricchezza” prodotta. Eppure la definizione stessa di classe sociale è legata alla produzione, ovvero al legame tra la persona e la modalità di produzione. Essere parte o meno di una determinata classe sociale dipende dal rapporto che si ha all’interno del modo di produzione, non di distribuzione delle merci prodotte.
Non è difficile vedere in questa cesura, volutamente ricercata, l’annullamento della prospettiva rivoluzionaria della classe operaia. È un dato di fatto che il relegare il socialismo solo sul modo di distribuzione delle merci o della ricchezza prodotta sia stato un atto di puro riformismo intriso di becero opportunismo, e che tale atto sia stato solo il primo passo di un graduale ma inesorabile smottamento delle forze politiche “falso socialiste” nel tempo. Dal discorrere solo di “equa distribuzione della ricchezza”, usando la terminologia moderna, si è arrivati al discorrere solo di “diritti civili”. Quello che Marx chiamava “falso socialismo” ora è puro liberalismo. Dopotutto, il nostro lavoro consiste proprio nel demolire il falso socialismo dal punto di vista teorico, prima che politico.
Ma vi è un altro aspetto della distribuzione che è a monte rispetto al modo di produzione. Non vi è solo la distribuzione delle merci prodotte o della ricchezza, ma una fase distributiva precedente che certifica, determina, il modo di produzione corrente. In particolare, “prima di essere distribuzione di prodotti, la distribuzione è: 1) distribuzione degli strumenti di produzione e 2) distribuzione dei membri della società fra i diversi rami della produzione -il che è un’ulteriore determinazione dello stesso rapporto.” [2] La distribuzione dei mezzi di produzione e dei membri della società fra i diversi rami della produzione determina il modo di produzione, determina gli attori della produzione, determina le classi: “Naturalmente, al singolo individuo la distribuzione si presenta come una legge sociale, che condiziona la sua posizione all’interno della produzione e che, dunque, precede la produzione. Dalla nascita l’individuo non ha né capitale né rendita, ed è la distribuzione sociale che lo indirizza al lavoro salariato. Proprio questo esser indirizzato risulta dall’esistenza, come autonomi agenti della produzione, del capitale e della rendita.” [2] Nella sequenza “…-distribuzione (sociale)-produzione-distribuzione (di merci) -…”, “la distribuzione dei prodotti è, chiaramente, solo un risultato di quest’altra distribuzione”, quella cioè sociale, a monte, “che è radicata nel cuore stesso del processo di produzione e che determina l’articolazione della produzione.” In quest’ottica, stiamo discutendo di un sistema di società storicamente determinato in cui, per qualsivoglia motivo, si è dentro una modalità di distribuzione sociale la quale ha determinato il modo di produzione e la successiva distribuzione dei beni prodotti. Siamo considerando, ovvero, una società incorniciata, statica da un punto di vista della maturità delle forze produttive, fermo immagine con un suo modello di produzione già definito. Ma ciò non è tutto poiché la distribuzione sociale, a monte, per esempio dei mezzi di produzione, anche se storicamente determinata e congelata nel rapporto tra forze produttive e rapporti di produzione, può subire modifiche da nuovi modi di produzione emersi dall’interno, a causa proprio di un corto circuito tra le evolute forze produttive e i rudimentali rapporti di produzione, oppure portati dal fuori tramite la conquista: “quale rapporto si stabilisca tra questa distribuzione, che determina la produzione, e la produzione stessa è, chiaramente, una questione che si colloca all’interno della produzione. Qualora si dicesse che poiché la produzione deve derivare da una certa distribuzione, almeno, degli strumenti di produzione, allora, in questo senso, la distribuzione precede la produzione e ne costituisce il presupposto, l’adeguata risposta sarebbe che, in effetti, la produzione ha presupposti e condizioni, che ne costituiscono i momenti, e che, al primo inizio, potrebbero presentarsi anche come presupposti e condizioni naturali.” In definitiva, dall’interno oppure dall’esterno di ogni società storicamente costituita, vivono forze attive, antagoniste, rivoluzionarie, più evolute rispetto agli antiquati rapporti della produzione, se emergenti dall’interno, oppure conquistatrici, se dall’esterno, le quali, nel tempo, hanno teorizzato oppure cementificato modalità di produzione assolutamente differenti. Una rivoluzione socialista, per esempio, che porterebbe la classe lavoratrice al potere e modificherebbe la distribuzione a monte, per esempio dei mezzi di produzione, poiché sarebbe diverso il modo di produzione da implementare rispetto a quanto avuto in una società a trazione capitalistica. Dall’esterno, invece, Marx è chiaro: “in tutti i casi di conquista, tre son le possibilità. Il popolo conquistatore impone al conquistato il proprio modo di produzione (ad es., gli Inglesi in Irlanda, in questo secolo, e, in parte, in India). Oppure, il conquistatore consente la sopravvivenza del precedente modo di produzione e si contenta di tributi (per es., Turchi e Romani). Oppure, c’è una reciproca influenza, da cui nasce qualcosa di inedito, una sintesi (in parte questo è il caso delle conquiste germaniche). In ogni caso, il modo di produzione -sia quello del popolo conquistatore, sia quello del popolo conquistato, sia quello che risulta dalla mescolanza di entrambi- è determinante per la nuova [forma di] distribuzione, che si impone. Per quanto appaia presupposto del nuovo periodo della produzione, la distribuzione è, essa stessa, un prodotto della produzione -e non solo della produzione in un senso storico generale, ma anche in un senso storicamente determinato.”
Gli esempi che Marx riporta sulla conquista e, quindi, sulla forzata implementazione di una diversa distribuzione sociale, effetto di una diversa modalità di organizzare la produzione sociale introdotta dall’esterno, sono interessanti: “i Mongoli, ad es., con le loro devastazioni in Russia, agivano in modo conforme alla loro produzione -la pastorizia-, fondamentale condizione della quale è l’esistenza di grandi estensioni disabitate. I barbari germanici, per i quali la produzione tradizionale era la coltivazione dei campi con lavoro servile ed una vita solitaria in campagna, potettero imporre queste condizioni alle province romane tanto più facilmente, quanto più la concentrazione della proprietà fondiaria aveva già stravolto, in quei territori, i più antichi rapporti (Verhältnis) agricoli.”
In definitiva, seppur la distribuzione sociale determini la produzione e, successivamente, la distribuzione dei beni prodotti, ciò è da considerare come fotografia, istantanea di una determinata società, ovvero di un determinato complesso di rapporti di produzione. Ma la storia scritta avanza nel tempo e forze nuove, rivoluzionarie, possono emergere dall’interno oppure possono essere imposte dall’esterno aventi differenti modalità di organizzare la produzione sociale le quali, quando calate, portano a diversi modi di distribuzione sociale, di produzione delle merci e di distribuzione delle merci.
[1] M. Santoro, Il legame tra i rapporti di distribuzione e i rapporti di produzione, L’Ideologia Socialista, https://www.ideologiasocialista.it/index.php/home/editoriali/item/600-distribuzione-produzione-marx-santoro-socialismo-comunismo-convergenzasocialista
[2] K. Marx, Per la Critica dell'Economia Politica, Appendice, Introduzione del 1857 – 2. Rapporto della produzione, pag. 217, edizioni Lotta Comunista