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La schiavitù dell’operaio, del lavoratore salariato
di Gianni Carloni
Gli operai non riescono più a vivere con gli attuali stipendi e in questo momento storico, con la pandemia, molte lavoratrici e molti lavoratori sono in cassa integrazione, molti non hanno più un posto di lavoro. Questa è la realtà. La nostra società si regge su due attori principali: gli operai, i lavoratori e i “datori di lavoro”, i capitalisti, coloro che detengono la proprietà dei mezzi di produzione. Società che noi di Convergenza Socialista vorremmo con il tempo indirizzare verso un cambio radicale, un cambio fatto con piccoli passi.
Ora dobbiamo vivere la realtà attuale e combattere per gli operai in questa società e di certo non staremo alla finestra a guardare troppe operaie e operai impoveriti per un salario che noi vogliamo, un domani, superare. Gli operai sono impoveriti perché i salari non sono più sufficiente per vivere degnamente.
Gli operai, infatti, non possono fare più progetti per la propria vita, costretti a rientrare a casa e pensare come pagare bollette senza soldi e ricorrere ai prestiti. Ciò non è affatto bello, e vuol dire diventare ancora più schiavi e vendere la propria personalità alle banche, alle agenzie dei prestiti, oltre che essere merce per la produttività delle aziende, là dove si lavora.
Il proletariato è uno dei due attori principali che regge questa società capitalistica e il proletariato è la classe sociale che fa ricco l'altro attore, il capitalista.
Il capitalista, l’industriale è colui la cui voce viene ascoltata dai governi, è colui che prende accordi coi sindacati, è colui che decide il salario. L’operaio mette a disposizione la propria forza lavoro mentre il capitalista decide quanto deve essere pagata.
Ancora, mentre l’operaio dedica una vita all’azienda, chi lo rappresenta, cioè i sindacati, rimangono indifferenti alle sue difficoltà. Un misero potere di acquisto per gli operai che si sono indebitati con prestiti perché il salario non permette più a loro di vivere. E tutti tacciono. Sapete di chi è la colpa, secondo il mio modesto parere? Degli operai stessi, i quali non seguono chi li rappresenta ed è proprio qui che Convergenza Socialista imposta le sue battaglie politiche: sul lavoro.
Sollecitiamo le operaie e gli operai a seguirci, a partecipare e a diventare parte integrante dell’organizzazione perché si cominci ad essere padroni di noi stessi, di decidere quanto le imprese devono pagare l’operaio. Vogliamo che nelle imprese entrino anche gli stessi dipendenti e che partecipino al controllo del ricavato.
Guardate che il nostro progetto politico ci fa uscire dalla miseria; blocca il cancro della povertà.
In questi anni di vari governi di centrosinistra e centrodestra, abbiamo visto fabbriche chiudere oppure trasferirsi in paesi con un più basso costo del lavoro, bassi salari. E chi ha pagato tutto ciò? Le lavoratrici e i lavoratori; l’operaia e l’operaio che dopo aver dato la vita alla fabbrica, in un attimo, si è ritrovato senza lavoro e senza più una prospettiva per il futuro. Senza la possibilità di iniziare un nuovo lavoro perché, pare, si è troppo anziani. Magari ci si rivolge ai sindacati i quali, anche dopo aver pagato la tessera anno dopo anno, rispondono vagamente mentre i soldi finiscono nei conti correnti familiari, viene pignorata la casa, e si finisce in mezzo ad una strada. Quanti casi del genere ci sono stati e ci sono tutt’ora in Italia e nessuno ne parla?
Perché l’operaio, il lavoratore salariato non è un essere umano, un cittadino, ma è un mezzo per la produttività e se non produci, allora non servi più.
L’operaio è peggio dello schiavo della società feudale. Almeno il padrone dello schiavo ha sempre avuto l’interesse a sostenerlo fino alla morte dato che era di sua proprietà. Le operaie e gli operai, invece, sono strumento del capitale privato, sono strumento per produrre e creare plusvalore.