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Un libro da leggere, anzi da studiare
di Amedeo Curatoli
C’è una bellissima “Vita di Marx” di Franz Mehring, rivoluzionario, membro della socialdemocrazia tedesca, edita dagli Editori riuniti nel 1966, che però, purtroppo, contiene una prefazione di Ernesto Ragionieri il quale, sotto l’attenta regia di Togliatti, è stato fra i principali falsificatori della figura e l’opera di Antonio Gramsci per farne il padre spirituale della “via italiana al socialismo”.
Ho sempre consigliato ai compagni più giovani di comprare questo libro (si trova su Amazon) perché nel raccontare le vicende della inseparabile grande amicizia fra Marx ed Engels, (divenuta tale fin dal loro primo incontro) Mehring espone, passo dopo passo, anche la genesi del primo volume del “Capitale” – che fu dato alle stampe quando Marx era ancora in vita - e del ruolo insostituibile avuto da Engels nel portare a termine il secondo e terzo tomo del Capitale raccogliendo i manoscritti di Marx che non ebbe il tempo di vederli pubblicati. E fu, questa, un’opera grandiosa che soltanto Engels avrebbe potuto portare a termine. Ora vorrei citare per esteso, dal libro di Mehring, un brano scritto a due mani da Marx ed Engels che riguarda la religione cristiana (che è sempre bene che i compagni tengano a mente) per poi svolgere delle considerazioni sull’attualità politica dei nostri tempi:
«I principi sociali del cristianesimo hanno ormai avuto il tempo di svilupparsi per milleottocento anni, e non hanno bisogno di nessuno sviluppo ulteriore ad opera di consiglieri concistoriali prussiani. I principi sociali del cristianesimo hanno giustificato la schiavitù antica, magnificato la servitù della gleba medievale, e in caso di necessità sanno anche difendere l’oppressione del proletariato sia pure con una smorfia di compassione. I principi sociali del cristianesimo predicano la necessità di una classe dominante e di una classe oppressa, e per quest’ultima non hanno che il pio desiderio che l’altra sia benefica. I principi sociali del cristianesimo pongono in cielo il concistoriale compenso per tutte le infamie e giustificano così la prosecuzione di queste infamie sulla terra. I principi sociali del cristianesimo spiegano tutte le indegnità perpetrate dagli oppressori contro gli oppressi, o come la giusta punizione del peccato originale e per i peccati di ciascuno, o come prove a cui il Signore secondo la sua sapienza, condanna gli eletti. I principi sociali del cristianesimo predicano la vigliaccheria, il disprezzo di se stesso, l’avvilimento, la sottomissione, l’umiltà, insomma tutte le caratteristiche della canaglia, e il proletariato che non vuole lasciarsi trattare da canaglia, ha bisogno del suo coraggio, del suo orgoglio, della sua consapevolezza e della sua indipendenza, ancor più del suo pane. I principi sociali del cristianesimo sono ipocriti, e il proletariato è rivoluzionario».
A questo punto Mehring aggiunge una citazione di Hobbes:
«Il vero popolo, il proletariato, è un giovanotto robusto e malizioso; come proceda contro i re che vogliono prenderlo in giro lo dimostra il destino di Carlo I di Inghilterra e di Luigi XVI in Francia».
E veniamo all’attualità politica del nostro tempo. Non si può, secondo me, aspettare in astratto un inizio di rivoluzione socialista senza tener conto di alcune fasi preliminari che la preparano, che la annunciano. Da che è nata per la prima volta nella storia dell’umanità una rivoluzione socialista che ha portato al potere la classe operaia (in Russia), ne sono succedute altre e ancora ne stanno accadendo. Questo processo rivoluzionario che continua sotto i nostri occhi ha prodotto delle straordinarie e imprevedibili novità che è assolutamente obbligatorio studiare per capirle a fondo, dalla rivoluzione cinese a quella vietnamita, da quella nord coreana alla progressiva liberazione dal capitalismo di tutta l’Europa dell’Est all’indomani della seconda carneficina imperialista, giù giù fino alle vicende del subcontinente americano, dalla rivoluzione cubana, a ciò che è accaduto e sta accadendo nel Cile di Allende, nel Brasile di Lula, nel Venezuela di Chavez (e ora di Maduro), nella Bolivia del cocalero Evo Morales. E ci sarebbe ancora da elencare, gli straordinari personaggi come Nimeiri, Lumumba, Gheddafi, Nelson Mandela…
Il blocco dei paesi europei occidentali è diviso in una sorta di “impero carolingio” che fa capo alla Germania e alla Francia, a cui si contrappone un’altra Europa a cui è stato volutamente affibbiato l’orrendo acronimo PIGS (che significa «porci») dalle iniziali Portogallo, Italia, Grecia, Spagna. Anche questo è un elemento fortemente contraddittorio su cui bisogna riflettere.
L’Italia, parliamo ora della nostra terra, è sempre stato un grande Paese oggetto di bramosia da parte di altre potenze straniere e giunto alla sua unità politica con un ritardo plurisecolare. Secondo la metafora di uno dei compagni fondatori dell’Organizzazione Comunista Marxista Leninista “Antonio Gramsci” la rivoluzione socialista è paragonabile ad un fiume carsico che, al suo venire alla luce, si manifesta come contrasto fra una piccola borghesia espropriata di tutto e quindi radicalizzata (pensiamo al movimento Cinque Stelle divenuto, numericamente, il primo partito che siede in Parlamento), poi il fiume carsico scompare per scorrere sotto terra, e al suo riapparire saranno i marxisti a prendere la testa delle lotte e ad esercitare l'egemonia.