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Il sindacato, strumento del partito per la lotta economica
di Manuel Santoro
Il partito socialista, marxista-leninista, ovvero lo strumento della strategia, della teoria marxista, non può e non deve essere scisso dalla scienza. Il socialismo scientifico è scienza e il partito è lo strumento che lo esalta, lo incanala, lo concentra nell’azione pratica. Il revisionismo ha sempre cercato di distaccare la teoria marxista dalla teoria del partito; ha sempre cercato di dividere in sottoinsiemi a intersezione nulla la scienza dallo strumento.
La teoria marxista, seguita poi dai notevoli contributi di Lenin, e a seguire di Stalin e Mao Zedong, non può essere staccata dal suo strumento: il partito. In questo senso, compito del partito socialista è perseguire le difficili lotte all’interno della società capitalistica avendo in mente “le osservazioni di Engels sull’importanza della teoria nel movimento socialdemocratico. Secondo Engels, esistono non due forme della grande lotta socialdemocratica (politica ed economica) - come si pensa abitualmente fra noi -, ma tre, ponendosi accanto a queste anche la lotta teorica”. [1] In definitiva, le lotte che i marxisti-leninisti si trovano davanti non sono solo politiche, ma sicuramente teoriche ed economiche.
Abbiamo in passato discorso profusamente della questione teorica, soprattutto considerando che la quotidianità del marxista è borghese. I militanti del partito sono “prodotti” della società capitalistica in cui nascono, crescono e vivono e, di conseguenza, assimilano tutti i tratti corruttivi della società. I membri del partito, l’avanguardia della classe lavoratrice, operaia, devono essere certamente i meno corrotti, i più distaccati, i più preparati teoricamente e politicamente per guidare la classe verso il socialismo. L’organizzazione del partito e l’educazione nel partito rimangono tratti fondamentali per riuscire nel lavoro di emancipazione dell’intera classe lavoratrice. Se è vero che il partito è lo strumento della strategia, e opera nella lotta teorica e politica, e altrettanto vero che il partito deve essere collegato ai lavoratori e introdursi con forza nella lotta economica. Lenin ha più volte esposto l’importanza del lavoro nei sindacati; “il partito poggia direttamente nel suo lavoro sui sindacati” [2] e tramite i sindacati “il partito è strettamente collegato con la classe e con le masse e attraverso il quale, sotto la guida del partito, si realizza la dittatura di classe. Senza il più stretto legame con i sindacati, senza il loro entusiastico appoggio, senza il loro lavoro pieno di abnegazione non soltanto nell’edificazione economica, ma anche nell’organizzazione militare, non saremmo riusciti a governare il paese e a realizzare la dittatura, non dico per due anni e mezzo, ma neanche per due mesi e mezzo. Beninteso, questo contatto strettissimo implica nella pratica un lavoro di agitazione e propaganda molto complesso e vario, con riunioni tempestive e frequenti, non solo con i dirigenti, ma anche in generale con i membri attivi e influenti dei sindacati, una lotta energica contro i menscevichi, che possono contare tuttora su un certo numero, benché molto esiguo, di sostenitori che essi inducono a servirsi di tutte le possibili insidie controrivoluzionarie, cominciando dalla difesa ideologica della democrazia (borghese) e dalla propaganda dell’indipendenza dei sindacati (dal potere statale proletario!) e finendo con il sabotaggio della disciplina proletaria, ecc”. [2]
Naturalmente Lenin discorre dei sindacati del suo tempo. È doveroso lavorare dentro i sindacati, ma è altrettanto doveroso che il sindacato sia il collegamento tra il partito e i lavoratori. In definitiva, il sindacato deve essere di lotta, legare i lavoratori al partito. Spingendo il ragionamento, il sindacato deve essere oggi per noi il partito nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro. Il sindacato per noi socialisti, marxisti-leninisti, deve essere “braccio armato” del partito nei luoghi di lavoro. La lotta economica non deve rimanere isolata dalla lotta teorica e politica del partito, come oggi avviene. Il revisionismo ha staccato le tre lotte e ha lasciato al partito la sola lotta politica, mentre ha relegato quella teorica fuori dalla politica e quella economica ai sindacati. Il partito, invece, deve avere la gestione delle tre lotte insieme, e gestire, guidare la lotta economica della classe lavoratrice, per la classe lavoratrice, significa che il partito deve essere nei posti di lavoro attraverso lo strumento del sindacato. Quindi visto che la lotta economica si fa nel sindacato, i lavoratori devono essere militanti effettivi del partito e devono coordinare all’interno del partito le lotte nelle fabbriche. La lotta economica, quindi, è la lotta del partito che si fa nelle fabbriche attraverso lo strumento del sindacato, e di cui i lavoratori sono parte essendo militanti del partito.
[1] V. Lenin, Che fare? edizioni Lotta Comunista
[2] V. Lenin, L’estremismo, malattia infantile del comunismo, edizioni Lotta Comunista