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La lotta teorica per fare chiarezza sul socialismo
di Manuel Santoro
“Ella mi domanda che cosa pensino gli operai della politica coloniale. Ebbene: precisamente lo stesso che della politica in generale. In realtà non esiste qui alcun partito operaio, ma solo radicali, conservatori e radical-liberali, e gli operai si godono tranquillamente insieme con essi il monopolio commerciale e coloniale dell’Inghilterra sul mondo.” [1]
E “oggi come allora, un partito operaio non esiste e va costruito, con immensa pazienza e abnegazione, costanza e forza di volontà. Un partito di classe che lavori per il superamento del lavoro salariato, e che nel frattempo faccia gli interessi di chi percepisce il salario, di chi cerca il lavoro salariato, di chi è in pensione dopo decenni di lavoro salariato. Di chi è salariato precario oppure a tempo indeterminato. Sono tutti loro a far parte del grande campo degli oppressi in lotta permanente, anche se molto spesso inconsapevolmente, contro i capitalisti. Discorrere di partito operaio equivale a discorrere di partito socialista.” [2]
Organizzare il partito socialista, operaio, di classe, avanguardia della classe lavoratrice, del proletariato, per la conquista della società socialista non è impresa né facile né immediata ma richiede studio, preparazione, esperienza, costanza e abnegazione. La lotta di classe, tra classi che perseguono interessi storicamente diversi, deve essere portata avanti su più livelli, su tutti i fronti, iniziando dalla lotta teorica poiché è sulla chiarezza teorica che si costruisce la vittoria di classe. La lotta teorica consiste nel ripulire definitivamente il termine “socialismo” da storture opportunistiche e revisionistiche secolari. Non è possibile alcun avanzamento nella lotta da parte delle lavoratrici e dei lavoratori sino a quando avranno legittimazione teorica e politica coloro che definiscono socialismo un obbrobrio completamente slegato dalla trasformazione strutturale di società.
Il socialismo è una tipologia di società e la società è un complesso di rapporti sociali di produzione. Ogni società, e quindi ogni complesso di rapporti sociali di produzione, trae la sua espressione giuridica nei rapporti di proprietà. Quindi, il socialismo, che è una determinata società, è un determinato insieme di rapporti sociali di produzione la cui espressione giuridica corrisponde alla proprietà comune dei mezzi di produzione. Se lo mettano bene in testa i socialisti riformisti, sinistrati e revisionisti. Quello che lor signori professano non è socialismo ma altro. Chi studia seriamente il socialismo studia la società socialista, e quindi i suoi rapporti di produzione giuridicamente corrispondenti alla proprietà comune dei mezzi di produzione. Nel socialismo la proprietà privata dei mezzi di produzione non esiste poiché superata, obsoleta. Quello che era proprietà privata dei mezzi di produzione diventa proprietà comune nel socialismo. Ma il furto dell’anima vera del socialismo da parte dei revisionisti ha una storia lunga, e si traduce semplicemente in un atto di tradimento politico che in molti fecero nella fase imperialista del capitalismo. “L’imperialismo contemporaneo (XX secolo) ha creato per alcuni paesi progrediti una posizione di privilegio, di monopolio, e su questo terreno è comparso dappertutto, nella Seconda Internazionale, il tipo dei capi traditori, opportunisti, social-sciovinisti, che difendono gli interessi della loro corporazione, del loro strato di aristocrazia operaia.” [3] In questo frangente storico in cui maturava il tradimento dei socialisti nei confronti del marxismo, maturava con esso il distacco del “loro” socialismo dalla classe operaia e dalle masse poiché divergevano gli interessi tra i traditori e i lavoratori. “Si è prodotto un distacco dei partiti opportunistici delle masse, cioè dai grandi strati di lavoratori, dalla loro maggioranza, dagli operai peggio retribuiti.” [3] Questa evoluzione negativa, questo furto dell’essenza, dell’anima del socialismo come qui descritto nelle righe sopra, ha portato i socialisti e le organizzazioni socialiste tra le braccia del capitale. Noi siamo qui per rimediare a tutto questo. Noi siamo qui per un revisionismo al contrario. Noi siamo qui per sconfiggere teoricamente i riformisti, i revisionisti e opportunisti. “Se i revisionisti hanno avuto successo nel riportarci alla barbarie, il nostro compito sarà quello di ritornare al socialismo.” [2] La vittoria della classe lavoratrice sui capitalisti “è impossibile, se non si combatte questo male, se non si smascherano, svergognano, espellono i capi opportunisti e social-traditori.” [3]
[1] V. Lenin, L’imperialismo fase suprema del capitalismo, Edizioni Lotta Comunista, Milano, 2015. Da una lettera di Engels a K. Kautsky (1882)
[2] M. Santoro, Il Manifesto del Socialismo, 2020
[3] V. Lenin, L’estremismo, malattia infantile del comunismo, edizioni Lotta comunista, 2005