- Scritto da Manuel Santoro
- Pubblicato in Teoria
- Letto 1535 volte
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
- Stampa
La sinistra muore perché ha dimenticato il socialismo
di Manuel Santoro
L’evoluzione politica delle ultime settimane all’interno della sinistra, questo variegato mondo spesso confuso, sicuramente multiforme, conferma quanto previsto già alcuni mesi fa. La sinistra muore poiché ha dimenticato il socialismo, l’alternativa di società e l’aspirazione per una società socialista. La sinistra muore poiché ha perso, da tempo, il coraggio di dichiararsi per quello che dovrebbe essere, e sperando nella salvezza, si è rifugiata in luoghi apparentemente salvifici, ma strategicamente mortali. La sinistra muore poiché non si dichiara più anticapitalista, ma modestamente e moderatamente antiliberista. Non tutta la sinistra però sta morendo, fortunatamente. Una parte, dove anche noi ci collochiamo, resiste e tenta di crescere.
Le elezioni europee, prima, e l’evoluzione post-europee con il Conte bis, dopo, ci hanno dato certezze e chiarito molti punti già emersi durante le elezioni. Il primo tra tutti, l’assoluta mancanza della questione anticapitalista. A seguire, un chiaro indirizzo socialista per una società socialista.
Sembra, invece, che parte della sinistra vaghi confusa alla ricerca di un approdo improbabile e che tale approdo conduca direttamente ad una sorta di fronte progressista, o populista-progressista. Con il Conte bis, di certo, siamo testimoni di un tentativo di convergenza tra PD-M5S e Leu il quale tenta opacamente di mescolare elementi liberisti, populisti e progressisti dall’improbabile sintesi. Abbiamo già ampiamente discusso qui in rivista di populismo e liberismo e, ahimè, ci tocca approcciare anche l’aspetto del falso progressismo, il progressismo di facciata, che tiene buoni alcuni mentre altri non si fanno abbindolare poiché ideologicamente preparati e dalla prospettiva politica chiara. Noi siamo tra questi ultimi.
Il progressismo non può essere il nostro orizzonte politico, difatti. Non può esserlo da un punto di vista teorico e politico, strategico e tattico. Il progressismo non ha alcuno spazio politico autonomo e se si vuole costruire un terzo spazio teoricamente e politicamente autonomo ci si deve spostare sul campo dell’alternativa di società. Dovremo, perciò, muoverci sicuramente e velocemente verso una prospettiva classista che sia chiaramente e dichiaratamente anticapitalista.
Il lavoro sarà lungo e faticoso, ma non ci sono alternative. Siamo socialisti, quindi anticapitalisti per definizione. La prospettiva della società socialista è strutturalmente, e di conseguenza sovrastrutturalmente, antitetica rispetto alla società capitalista. Combatteremo qualsiasi tentativo di circoscrivere l’orizzonte della sinistra all’interno del solo antiliberismo, oppure di un becero progressismo privo di senso storico e politico. Tale visione limitata e limitante non sarà mai il nostro e qualsiasi campo che non abbia scolpito sulla pietra l’indirizzo socialista e anticapitalista, per una società socialista, sarà da noi evitato e combattuto.
Facciamo quanto possibile per riattualizzare la centralità della lotta di classe, quindi. La centralità dello scontro secolare tra capitale e lavoro salariato, la centralità delle modifiche strutturali della società dalle quali emergono nuovi rapporti e scontri sovrastrutturali. Riorganizziamo il socialismo in quanto prospettiva teorica e politica per il superamento radicale del capitalismo.