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Sulla convergenza teorica
di Manuel Santoro
Ritorno a discorrere dell’impostazione ideologica per due motivi. Il primo, in quanto base imprescindibile di qualsiasi costruzione partitica senza la quale non vi può essere una evoluzione politica che vada nella giusta direzione; secondo, il momento storico la richiede con urgenza e con altrettanta urgenza aspira al raggiungimento di un profondo e definitivo chiarimento teorico. Su entrambi i punti appena menzionati, noi lavoriamo alacremente.
Dopotutto, possiamo affermare come sia empiricamente provato che quando l’operaio si avvicina alla teoria socialista, alla scienza socialista, e ne carpisce gli elementi fondamentali, egli si riveda completamente in essa, esattamente come davanti ad uno specchio. Egli rivede se stesso, la sua quotidianità, il suo essere quotidianamente sfruttato, e tutto ciò grazie ai fondamentali del socialismo scientifico. L’operaio e l’operaia, che studiano il socialismo scientifico, comprendono con chiarezza chi sono e, soprattutto, il loro ruolo [di sfruttati] nella società capitalistica. Essi diventano immediatamente fervidi militanti e disponibili a lavorare per e dentro il partito per l’emancipazione dell’intera classe. In quest’ottica, il ruolo del partito in quanto educatore degli operai e dei militanti è essenziale.
Immaginiamo, difatti, di trovarci davanti a degli scolari, mai andati a scuola e a cui nessuno ha mai detto nulla sul moto dei pianeti. Basandosi sulla sola esperienza quotidiana, gli scolari affermerebbero che è il sole che gira intorno alla terra poiché questo è ciò che vedono quotidianamente. Nessuno ha insegnato loro la scienza; nessuno gli ha mai coinvolti nella scuola per l’apprendimento della scienza. Lo stesso esempio vale per gli operai e i lavoratori salariati. Senza una scuola scientifica, senza il socialismo scientifico, essi crederebbero magari che la società in cui vivono sia l’unica possibile, non avendo avuto mai nessuno che abbia spiegato loro l’evoluzione sociale del genere umano strettamente legata alla produzione e allo scambio dei beni di sussistenza prodotti.
Esattamente come il sistema geocentrico viene sostituito storicamente da quello eliocentrico, ed è ciò che gli scolari imparano grazie alla funzione primaria della scuola, così la falsa immortalità del capitalismo viene sostituita dalla futura società socialista, ed è ciò che gli operai imparerebbero grazie alla funzione fondante della scuola teorica e politica di partito. Dopotutto, la scuola borghese non insegna il socialismo scientifico [per ovvi motivi], e rimane compito del partito marxista-leninista rimediare a questa mancanza. In definitiva, senza la scuola e l’educazione teorica di partito, le operaie e gli operai rimangono persi in false nozioni, accentuate dalle sovrastrutture e dalla propaganda borghese.
Esistono, quindi, diverse fasi sulle quali il partito deve lavorare e che richiamano all’impostazione ideologica. Primo, dentro il partito marxista-leninista si educano le operaie e gli operai grazie allo strumento della scuola teorica, avendo come obiettivo la crescita qualitativa e quantitativa della militanza; secondo, fuori dal partito rimane necessario individuare interlocutori affini con cui costruire una convergenza partendo dalla base teorica, ideologica, prima che politica; terzo, fuori dal partito rimane necessario affrontare i nemici di classe, siano essi dentro o fuori il campo socialista e comunista, che mettono a repentaglio la chiarezza teorica e la conseguente piattaforma politica. È prioritario per un partito marxista-leninista affrontare con costanza e abnegazione la lotta teorica e politica contro le quinte colonne del capitale, contro i cosiddetti “agenti della borghesia nel movimento operaio”, contro i falsi amici delle operaie e degli operai. Una lotta senza quartiere. Su questi punti, noi ci siamo!